Contratto a tempo determinato: come funzionano i giorni di malattia. In alcuni casi si rischia una busta paga pari a 0 euro

Contratto a tempo determinato: come funzionano i giorni di malattia. In alcuni casi si rischia una busta paga pari a 0 euro

Contratto determinato: in che modo funzionano i giorni di malattia? - pourfemme.it

La malattia per i contratti a tempo determinato ha un funzionamento differente e limitato che molti non conoscono.

I giorni di malattia spettano sempre quando si ha un contratto, eppure ci sono limiti oltre i quali non è prevista la retribuzione e si rischia di non ricevere lo stipendio. Molti ignorano questo dettaglio pensando che contratto a tempo determinato e indeterminato siano praticamente la stessa cosa, tranne che per la durata.

Comunemente per i contratti a tempo determinato è l’INPS che si occupa del pagamento della malattia, così come per gli altri, tuttavia ci sono anche specifiche normative contrattuali in cui la situazione è differente e ci sono delle integrazioni da parte del datore di lavoro. Per questo però bisogna sempre leggere il proprio accordo.

Contratto a tempo determinato e giorni di malattia: cosa sapere

La durata massima di una malattia in questa tipologia di contratto è di 180 giorni, questi vengono calcolati su anno solare, quindi il funzionamento è un po’ differente tra gli altri. Si tiene conto del numero di giorni in cui la persona si è presentata al lavoro: il dipendente ha diritto a un totale di giorni di malattia pari a quelli lavorati negli ultimi 12 mesi e si va fino ad un massimo di 180, ma dipende sempre dalla propria situazione.

Come funzionano i giorni di malattia nel contratto determinato

Malattia, cosa prevede la legge per il contratto a tempo determinato – pourfemme.it

Un dipende che ha lavorato per 4 mesi avrà a disposizione 120 giorni di malattia e, oltre quelli nell’anno solare, non avrà più malattie pagate. Il minimo invece è di 30 giorni, dunque per coloro che lavorano da un giorno, due settimane o un mese, la disponibilità è sempre questa. Tale schema viene attuato per evitare che il dipendente si assenti anche quando non è strettamente necessario.

Tutto ciò che eccede il calcolo effettivo non viene conteggiato, pertanto in quei casi il dipendente potrebbe ricevere una somma ben più bassa o addirittura un importo pari a 0 in busta paga. La cosa fondamentale è conoscere attentamente cosa prevede il proprio contratto, se ci sono regole differenti o eccezioni e cosa si può o non si può fare così da sapere anche come viene gestita la malattia.

Alcune aziende hanno piani in cui provvedono a coprire anche una malattia più lunga o comunque offrono una casistica differente per chi ha contratti a tempo determinato rinnovati nel tempo. Questo viene stabilito dalla regola su base nazionale, che può comunque essere integrata differentemente ma dal privato e non dall’INPS.