Prolasso genitale femminile: sintomi e terapia

Prolasso genitale femmiline

Il prolasso genitale femminile, un’eventualità fastidiosa e piuttosto imbarazzante che interessa, in Italia ogni anno, migliaia di donne over30. Dai risvolti psicologici da non sottovalutare, questo disturbo, che si presenta con sintomi piuttosto chiari, fino qualche anno fa non concedeva troppe soluzioni alternative alla terapia chirurgica classica più invasiva. Negli ultimi tempi, invece, stanno prendendo sempre più piede le nuove metodiche chirurgiche mininvasive. Ma cerchiamo di capire meglio cos’è il prolasso genitale e quali sono le tecniche chirurgiche all’avanguardia per eliminare il problema.

Cos’è

Per prolasso genitale femminile si intende la fuoriuscita o abbassamento della parete vaginale e degli altri organi pelvici, come l’utero o la vescica, fuori dalla loro sede fisiologica, dalla loro posizione naturale. Non ne esiste un solo tipo. Possono essere coinvolti nello spostamento anomalo la parete vaginale anteriore e, di conseguenza, la soprastante vescica, quella mediana e l’utero che vi è posizionato sopra, o quella posteriore e il retto. In molti casi, si verificano due o tre tipologie diverse di prolasso in associazione tra loro. Esistono, poi, quattro gradi possibili di serietà del prolasso genitale: dall’abbassamento meno evidente degli organi pelvici sulla parete vaginale alla completa fuoriuscita degli stessi dal condotto vaginale.

I sintomi

Tra i primi fastidi difficili da ignorare c’è sicuramente il senso di peso a livello perineale, la zona muscolare posizionata nella parte inferiore del bacino, associato a una strana difficoltà a svuotare completamente la vescica con conseguenti problemi di ritenzione urinaria e di possibili infezioni alle vie urinarie, come la cistite. Sintomo che va ad aggiungersi ad altre anomalie, come la sensazione spiacevole di caduta verso il basso dell’utero, le difficoltà all’evacuazione o i dolori durante i rapporti sessuali.

Le cause

Tra i responsabili più accreditati, in caso di prolasso genitale femminile, ci sono sicuramente il parto e la menopausa. Il rischio di essere vittima del disturbo aumentano per la donna over30 che abbia partorito più volte, mentre si riducono, fino ad avvicinarsi allo zero, per quella senza figli. Tutta colpa, o quasi del parto: è proprio durante le spinte fatte per consentire al bambino di nascere che si possono verificare delle lesioni dei muscoli del pavimento pelvico, quelli che sostengono gli organi genitali, tra cui l’utero, contenuti nella cavità pelvica. Da non escludere anche il ruolo della menopausa, un periodo particolare nella vita femminile durante il quale il corpo cessa di produrre estrogeni, i principali ormoni sessuali, con la conseguente perdita progressiva di collagene e fibre elastiche nei legamenti, che costituiscono il sostegno degli organi pelvici, e la inevitabile comparsa della lassità dei tessuti stessi.

La terapia

Per risolvere il problema, per consentire agli organi di riposizionarsi in modo corretto dopo il prolasso genitale, l’unica opzione valida è quella chirurgica. Opzione che è sempre meno invasiva. Infatti, le nuove metodiche di intervento si basano sull’utilizzo di mesh, retine di rinforzo in polipropilene, un particolare materiale biocompatibile e non riassorbibile. La retina viene inserita, attraverso la vagina, al di sotto degli organi fuoriusciti dalla loro sede, per creare un nuovo supporto, un rinforzo meccanico per quello originario del pavimento pelvico danneggiato.

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