Tabagismo, il cinema è un cattivo maestro

uno studio ha evidenziato come il cinema sia diventato un cattivo maestri. I ricercatori britannici dell'università di Nottingham calcolano che le pellicole più pericolose sono priprio inglesi.

Il primo modo per eliminare una moda, è toglierla da qualsiasi media. È così che si è sollevata la polemica sigarette in televisione, anzi al cinema. Continuano a comparire in 7 film su 10, oltre la metà dei quali ammessi ai minori di 15 anni e per il 92% visibili agli under 18. I miti del grande schermo, se fanno la figura dei belli, dannati o combattenti, hanno sempre tra le labbra una bionda. Ed è così che uno studio ha evidenziato come il cinema sia diventato un cattivo maestro. I ricercatori britannici dell’università di Nottingham calcolano che le pellicole più pericolose sono proprio inglesi.
Un esempio: ‘Il diario di Bridget Jones’, film del 2001 diventato un cult per eserciti di ex ragazze trentenni single non per scelta. Nella pellicola dedicata alle Bridget, si contano 15 scene in cui appare la sigaretta, per un totale di 12 marchi consegnati al grande schermo dalla macchina da presa.
 
Poi c’è il celebre film ‘About a Boy – Un ragazzo’ (2002), dove in 12 ciak Hugh Grant recita con una ‘bionda’ tra le dita, rigorosamente di marca Silk Cut. E questo nonostante il fatto che, il personaggio di Will non nasca affatto come un fumatore incallito.
 
Insomma, forse la cosa più importante da dire è una: l’abitudine a fumare nasce come imitazione e limitare il più possibile la “sizza” forse potrebbe togliere la voglia a molti.
 
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