Sindrome di Wallenberg: sintomi, cause e cura

La sindrome di Wallenberg è una malattia rara di cui si conosce ancora il trattamento in grado di guarire chi ne è affetto. In questo articolo cercheremo, comunque, di far luce su sintomi, cause e cura.

Sindrome di Wallenberg: sintomi, cause e cura

Sindrome di Wallenberg: quali sono i sintomi, le cause e la cura migliore?
Con l’espressione sindrome di Wallenberg viene indicata una malattia causata da alcune lesione a livello del midollo allungato, la parte più in basso del tronco cerebrale anche chiamata bulbo. È, quindi una patologia neurologica che provoca, prevalentemente, disturbi motori a chi ne è affetto. Scoperta per la prima volta nel 1895 dal medico Wallenberg, la sindrome è tutt’ora catalogata come malattia rara caratterizzata da una ampia gamma di sintomi, non sempre riconoscibili, che variano da paziente a paziente.

Cos’è la sindrome di Wallenberg?

La sindrome Wallenberg è una condizione rara in cui si verifica un infarto o un ictus nel midollo laterale, un’importante sezione del tronco cerebrale. Ciò avviene perchè le arterie bloccano l’affluenza del sangue ossigenato verso questa parte di cervello, provocando in poco tempo l’ictus. Questa condizione è talvolta chiamata anche infarto laterale midollare, proprio perchè colpisce solo una sezione cerebrale, ma la causa del blocco non è sempre chiara.

Sintomi più comuni riconosciuti

La sindrome di Wallenberg è anche conosciuta come sindrome laterale midollare, sindrome dell’arteria cerebellare postero-inferiore, o sindrome di PICA. Questa malattia è un disturbo in cui il paziente può essere affetto da numerosi sintomi neurologici, dovuti a lesioni alla parte laterale del midollo allungato nel cervello, con conseguente ischemia tissutale e necrosi.
I sintomi più frequentemente riconosciuti sono:

  • Vertigine
  • Nausea
  • Vomito
  • Disequilibrio
  • Incoordinazione
  • Singhiozzo intrattabile
  • Dolore o insensibilità al volto ipsilaterale
  • Diplopia
  • Disfagia
  • Disfonia e difficoltà di parola

In particolare, è stato riscontrato che, i pazienti con sindrome di Wallenberg manifestano gravi deficit motori che causano evidenti deviazioni del loro corpo e delle loro estremità, verso il lato della lesione, come se fossero spinti da una forza esterna. Questa condizione viene chiamata lateropulsione e colpisce anche il sistema oculomotore causando ampi o piccoli movimenti, rapidi e involontari, di entrambi gli occhi, che si verificano mentre si osservano, rapidamente, una serie di oggetti.

Cause più frequenti

Le cause attribuite alla sindrome di Wallenberg sono spesso di origine vascolare, ma non ancora del tutto certe, infatti si tratta di una patologia dalla diagnosi piuttosto difficoltosa. Tuttavia, alcuni ricercatori hanno scoperto un legame tra coloro che sono affetti da malattie arteriose o da quelle cardiache, e la sindrome di Wallenberg.
Tra le possibili cause in grado di lesionare una regione del midollo, troviamo:

  • Emorragie
  • Malformazioni alle arterie
  • Occlusione di un’arteria
  • Porfiria

Quale cura per la sindrome di Wallenberg?

Purtroppo, nessuna cura è ancora disponibile per questa condizione, a causa della rarità della sindrome. Tuttavia, una possibile terapia si concentrerà prevalentemente nell’alleviare, o eliminare, i vari sintomi. In alcuni casi, quindi, il medico opterà per la somministrazione di farmaci in grado di agire direttamente sulla sintomatologia, più che sulla causa vera e propria. Altre volte, potrà risultare efficace l’assunzione di un anticoagulante che contribuisca a ridurre o a sciogliere il blocco delle arterie, se presenti, prevenendo in tal modo la formazione di coaguli futuri.

Quali prospettive di vita per chi è affetto da sindrome di Wallenberg?

Le prospettive di vivere una vita lunga, per le persone con sindrome di Wallenberg, sono state largamente documentate.
Tuttavia, la qualità della vita dipende completamente dalla zona cerebrale colpita e dalla tipologia di danni subiti. Il tempo di recupero è, anch’esso, soggettivo e varia da alcune settimane a quasi un anno dopo il trattamento. Purtroppo, se non curata, la malattia può essere fatale e, nelle forme più gravi, potrebbero insorgere pericolose e abbondanti emorragie addirittura mortali.