Ricominciamo dall’arte: 500 anni di Raffaello

La mostra Raffaello 1520-1483, allestita a Roma presso le Scuderie del Quirinale e chiusa dopo soli tre giorni dall’inaugurazione, riaprirà il 2 giugno e i visitatori potranno finalmente immergersi in uno degli eventi culturali più attesi del 2020: la celebrazione dei 500 anni dalla morte di Raffaello.

Ricominciamo dall’arte: 500 anni di Raffaello

Foto Shutterstock | Isogood_patrick

Evento eccezionale per la concentrazione, mai realizzata prima d’ora, delle opere di Raffaello provenienti non solo da musei italiani ma anche stranieri. Un percorso a ritroso, dalla morte a Roma alla nascita a Urbino, che illustra attraverso i capolavori dell’urbinate le tappe che ne hanno caratterizzato la vicenda artistica.

Cinquecento anni fa moriva a Roma il divin pittore, l’architetto della Fabbrica di San Pietro, colui che aveva ritratto papi e cardinali e le Madonne con il bambino. Vissuto nel culto dell’antichità, in un continuo confronto con essa, e con l’ambizione di restaurare a Roma l’arte classica, volle anche morire all’antica, scegliendo come luogo per la propria sepoltura il Pantheon, superbo edificio di Roma.

Poco prima della morte, che il Vasari attribuisce alla sifilide ma che forse fu causata da una polmonite malcurata, il pittore chiese all’allievo Lorenzetto di realizzare per la propria sepoltura quella che poi verrà chiamata la Madonna del Sasso. Della sua tomba si persero le tracce fino ai primi decenni dell’800, quando l’Accademia dei Virtuosi ottenne di poter cercare il sepolcro del pittore all’interno del Pantheon e lo trovò proprio sotto la Madonna del Sasso.

La morte di Raffaello fu un evento improvviso e clamoroso, che scosse profondamente tutta la città: se ne andava l’artista geniale, il pittore straordinario, l’architetto.

A Roma l’urbinate aveva diviso la scena con il genio di Michelangelo; la loro contemporanea presenza nella città eterna costituì motivo di rivalità tra i due artisti, che gareggiavano per aggiudicarsi le commissioni papali, tuttavia il rapporto tra i due fu alimentato dall’interesse dell’uno per le opere dell’altro e sostenuto dall’ammirazione reciproca. Raffaello, nella celebre Scuola di Atene (Stanze della Segnatura), ritrae Eraclito con le fattezze di Michelangelo, che nello stesso periodo stava affrescando la Cappella Sistina. Si racconta poi che, mentre Raffaello stava dipingendo il Trionfo della Galatea a Villa Farnesina, Michelangelo, approfittando della momentanea assenza dell’artista, abbia disegnato a carboncino una testa in una delle lunette. Raffaello ne indovinò l’autore: solo Michelangelo era così bravo. Si infuriò, ma pretese che il disegno non venisse coperto.

Qui giace Raffaello. Da lui, quando visse, la natura temette d’essere vinta, ora che è morto teme di morire.