Pillola anticoncezionale a pagamento, da fascia A a fascia C: un danno per le fasce più basse

Fa discutere la riclassificazione degli anticoncezionali dalla fascia A alla fascia C: non sono più gratuiti e il costo della pillola anticoncezionale, non più rimborsato dal Sistema sanitario nazionale, secondo il sindacato dei medici italiani rischia di ledere le donne meno abbienti.

Pillola anticoncezionale a pagamento, da fascia A a fascia C: un danno per le fasce più basse

LaPresse

La pillola anticoncezionale è a pagamento, e le ultime di fascia A sono passate in fascia C, quindi non più rimborsabili dal Sistema sanitario nazionale. Ma c’è chi grida all’ingiustizia, come il sindacato dei medici di famiglia (Smi), che ha definito il provvedimento di riclassificazione del farmaco “un passo indietro inaccettabile”. Si tratta di un cambio di rotta iniziato nel 2015, con la decisione dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) di “traslare” nella categoria a pagamento gli ultimi contraccettivi orali rimasti in fascia A: si tratta di alcuni tra i più utilizzati dalle classi deboli, e la misura, entrata in vigore nel 2016, secondo una parte della comunità medica rischia di far decollare le interruzioni di gravidanza, andando a incidere negativamente sul diritto alla contraccezione per un’ampia fascia di donne meno abbienti. Vediamo le tesi pro e contro la rivalutazione del costo della pillola anticoncezionale.

Il costo della pillola anticoncezionale che fa discutere

Gli ultimi contraccettivi orali di fascia A (a carico del Sistema sanitario nazionale) sono stati riclassificati in fascia C, divenendo a pagamento, nell’estate del 2016. Della controversa bontà della manovra hanno parlato alcuni medici di base, intervistati da ilfattoquotidiano.it. Alcuni di loro si sono chiaramente espressi contro il provvedimento dell’Aifa: “C’è il rischio che ci sia un aumento delle interruzioni di gravidanza. L’unico anticoncezionale che in Italia continua ad essere rimborsato dallo Stato è l’aborto”.

E sull’onda delle polemiche, il sindacato dei medici di famiglia (Smi) ha definito la riclassificazione “un passo indietro inaccettabile”. La critica alla decisione dell’Agenzia del farmaco si innesta anzitutto su un’analisi del rapporto costi-benefici della pillola anticoncezionale: c’è chi non può pagare per la contraccezione, e riclassificare significa intaccare in maniera definitiva la possibilità di accesso ai contraccettivi orali per tantissime donne che non possono permetterseli. A questa posizione, risponde direttamente Aifa: vediamo nel dettaglio cosa ha spinto al cambiamento.

Pillola anticoncezionale a pagamento: la risposta di Aifa

La risposta dell’Aifa alle critiche è stata chiara, ma non è servita ad arginare l’onda di piena delle polemiche. Secondo l’Agenzia, infatti, la riclassificazione nasce da una motivazione legata alla “necessità di uniformare il regime di fornitura e rimborsabilità”, ma cosa significa? L’impianto del provvedimento poggia sulla tesi che mantenere le pillole in fascia A avrebbe prodotto “un orientamento prescrittivo verso i farmaci rimborsabili non del tutto appropriato”.

Ma l’ulteriore replica di alcuni rappresentanti dei medici di famiglia non si è fatta attendere e possiamo sintetizzarla con un dato di fatto: i contraccettivi orali in questione costituiscono un nicchia di mercato tra i vari tipi di anticoncezionali femminili. Sarebbero proprio le pillole cosiddette “di terza generazione”, quelle interessate dal provvedimento, che costituiscono “il 10% del mercato, una nicchia di farmaci che era utilizzata principalmente dalle classi più deboli”, ha spiegato uno dei medici intervistati. Ci sarebbe un quadro chiaro di quali siano le categorie svantaggiate: giovani donne, anche straniere, ma in linea di massima senza capacità economiche. Il settore della contraccezione ha spesso fatto i conti con gli eccessivi costi di alcuni metodi contraccettivi. Nello specifico, già nel 2012 uno studio di ONDa (Osservatorio Nazionale Salute Donna), aveva evidenziato come il prezzo dei contraccettivi orali, per le italiane, fosse in alcuni casi limitativo.

I nomi delle pillole anticoncezionali diventate a pagamento

Ma quali sono i nomi delle pillole anticoncezionali diventate a pagamento? Vediamo l’elenco dei contraccettivi della discordia:
– Triminulet
– Planum
– Ginodem
– Milvane
– Etinilestradiolo e Gestodene Mylan Generics
– Practil
– Kipling
– Gestodiol
– Estmar
– Minulet
– Brilleve

Ma alla base della riclassificazione ci sarebbero anche motivi di natura strettamente sanitaria. Infatti, ai microfoni de ilfattoquotidiano.it, l’Aifa ha dichiarato che “la letteratura scientifica ha evidenziato un maggiore rischio di trombo-embolismo venoso connesso all’utilizzo di pillole contenenti progestinici di terza generazione”, esattamente quelle oggetto del provvedimento di inserimento in fascia C.

Parole di Giovanna Tedde