Malocclusione dentale: come trattarla

Malocclusione lieve, di seconda o di terza classe? Dr. Smile ci svela come trattarla al meglio, a seconda dei casi specifici.

Malocclusione dentale: come trattarla

Foto Shutterstock | Roman Samborskyi

Quando si parla di problematiche riguardanti il sorriso, non si può non chiamare in causa l’evenienza della malocclusione.

Questa situazione si contraddistingue per un mancato allineamento dei denti dell’arcata superiore con quelli dell’arcata inferiore.

Nel momento in cui ci si trova davanti a questo quadro, è importante intervenire in maniera tempestiva. Se non si tratta con la giusta velocità, la problematica sopra menzionata può comportare delle conseguenze non indifferenti, come per esempio l’insorgenza di carie.

Alla luce di ciò, è essenziale informarsi sui rimedi e sul come avere un’igiene dentale perfetta. Scopriamo quali sono i principali nelle prossime righe di questo articolo.

Malocclusione lieve: come risolverla

La malocclusione dentale lieve, anche detta di prima classe, si contraddistingue per l’arcata dentale superiore che sovrasta leggermente quella inferiore.

Facile da diagnosticare – nella maggior parte dei casi, è sufficiente che lo specialista proceda all’osservazione visiva della bocca del paziente – può essere causata da fattori insospettabili legati ad abitudini assunte in età adulta.

Un esempio? La tendenza, diffusissima e legata al desiderio di attenuare stati di tensione emotiva, a mordere le labbra. Per quanto riguarda i fattori causali di origine infantile, compare indubbiamente l’uso del ciuccio.

Il morso, in questo frangente, ha peculiarità non molto diverse dalla normalità. In tali situazioni, l’approccio risolutivo può prevedere diverse alternative.

Ci sono specialisti che consigliano di eliminare i fattori che possono portare a un peggioramento – nell’elenco in questione spicca senza dubbio la presenza dei denti del giudizio, di cui si raccomanda la rimozione – e altri che, optando per soluzioni conservative e non invasive, prescrivono gli allineatori invisibili.

Popolarissimi da diversi anni a questa parte, questi apparecchi trasparenti non sono uguali per tutti. Il trattamento, infatti, è elaborato tenendo conto della situazione unica del singolo paziente.

Anche se l’invasività, come abbiamo appena visto, è nulla, per far sì che arrivino i risultati sperati è cruciale che il paziente segua pedissequamente le indicazioni date dal suo dentista di fiducia. Ciò vuol dire, per esempio, rispettare le scadenze riguardanti le sostituzioni.

Gli allineatori vengono forniti in set. Ogni singolo apparecchio trasparente consente di apprezzare un movimento dentale di poche frazioni di millimetro – si parla, in generale, di circa 0,2 mm nell’arco di 15 giorni – e se si sbaglia il rischio è quello di vanificare il raggiungimento del risultato.

Malocclusione di seconda classe: i principali rimedi

La malocclusione dentale può prevedere tre classi di intensità. Quando si ha a che fare con la seconda, si inquadra una situazione nota anche come retrognatismo o affollamento dentale. Gli esami, in tali frangenti, rivelano un’arcata dentale superiore che sovrasta non di poco quella inferiore.

Il morso, di riflesso, devia notevolmente rispetto alle condizioni di normalità. Inoltre, è molto probabile che le persone con questo quadro abbiano a che fare pure con anomalie riguardanti gli spazi tra i denti.

A seconda della situazione, lo specialista può consigliare diverse alternative. Una delle più popolari, soprattutto nei casi in cui la malocclusione si presenta in età infantile, è l’apparecchio fisso.

Grazie ad esso, è possibile, man mano che passa il tempo, concretizzare una modifica dei rapporti tra le arcate, arrivando alla normalizzazione del morso.

Cosa fare in caso di malocclusione di terza classe

Se nel caso della malocclusione di prima classe ci si trova davanti a un problema prettamente estetico – questo non vuol dire che si debba sottovalutarlo, in quanto il sorriso può incidere fortemente sull’autostima – nelle situazioni in cui la diagnosi parla di seconda o terza classe, l’approccio deve essere decisamente d’impatto.

Nell’ultima evenienza, conosciuta scientificamente anche come morso inverso, si può ricorrere sempre all’apparecchio fisso. Essenziale è lo studio specifico del caso del paziente.

Qualora lo specialista dovesse accorgersi che la problematica è causata da una criticità scheletrica, è possibile il ricorso a espansori fissi, che agiscono allargando progressivamente il palato.

Parole di Redazione