Individuata l'origine dell'artrosi, una delle malattie articolari più diffuse

Uno studio USA con contributo italiano, ha individuato il probabile meccanismo che determina l’artrosi, la malattia degenerativa articolare più diffusa al mondo e a tutte le età.

Individuata l’origine dell’artrosi, una delle malattie articolari più diffuse

L’artrosi, anche definita osteo-artrosi, è una delle malattie degenerative articolari più diffuse a livello planetario e senza dubbio una di quelle che maggiormente determinano forme più o meno gravi di disabilità. Questa infiammazione dolorosa e cronica, nonché progressiva, della cartilagine articolare, che “consumata” viene sostituita da nuovo tessuto osseo che limita in modo permanente i movimenti di chi ne soffre, avrebbe origine in una eccessiva risposta immunitaria da parte dell’organismo. Autori della scoperta, sono stati i ricercatori USA di Stanford e Harvard, con il contributo (che ci rende orgogliosi), del prof. Leonardo Punzi dell’Università di Padova.

A scatenare il processo infiammatorio, secondo la scoperta degli scienziati, sarebbero delle proteine, o meglio, un complesso proteinico chiamato complemento, che è naturalmente presente nel nostro corpo. In pratica queste proteine, che di norma agiscono stimolando la risposta immunitaria fisiologica contro agenti patogeni esterni ed interni, quando si attivano in modo eccessivo, determinano la produzione di sostanze che vanno a danneggiare le cartilagini articolari, in un processo che, una volta innescato, non si ferma più.
 
I ricercatori hanno potuto dimostrare la validità della propria intuizione sia sull’uomo (individuando questo meccanismo che coinvolge il complemento nelle persone affette da artrosi in fase iniziale), sia su modello animale. Infatti, è stato osservato che gli animali che abbiano subito un danno di tipo articolare, si ammalano di artrosi quando il complemento si attiva, mentre il processo infiammatorio non inizia, o inizia molto in ritardo, se le proteine in questione vengono in qualche modo bloccate.
 
E qui, naturalmente, entra in gioco la possibile ricaduta terapeutica della scoperta, importante soprattutto in considerazione della grande diffusione di questa patologia tra la popolazione anche giovane. Pensate che, nella sola Italia, ne risulta colpito il 25% della popolazione (maschile e femminile senza distinzioni) over 65, e addirittura il 15% degli over 20 (quindi, il 15% di tutta la popolazione adulta). Dati sconfortanti, perciò speriamo davvero che questa scoperta porti a nuove e concrete prospettive di guarigione (o almeno sollievo) dall’osteo-artrosi nel prossimo futuro.

Parole di Paola Perria