Fantozzi, le frasi più divertenti tratte dai film di Paolo Villaggio

Paolo Villaggio si è spento all'età di 84 anni al Gemelli di Roma, dopo alcuni giorni di ricovero. Di lui, e della sua straordinaria carriera di attore, rimangono indelebili i ritratti di una comicità senza tempo, sempre attuale nel suo disincantato approccio al mondo. Le frasi più celebri dei suoi film, da Fantozzi del 1975, capostipite della storica saga, in poi, sono ormai entrate nel linguaggio comune.

Fantozzi, le frasi più divertenti tratte dai film di Paolo Villaggio

La morte di Paolo Villaggio non cancellerà il mito di Fantozzi e le frasi celebri più divertenti tratte dai suoi film. Si tratta di stralci della saga entrati nel linguaggio comune con una prepotenza e una viralità tali da diventare immortali. Il ragionier Ugo Fantozzi, che ha appassionato milioni di italiani con la rappresentazione caricaturale dell’italiano medio, alle prese con un matrimonio non troppo soddisfacente e un lavoro vissuto nel totale servilismo, ha sancito la grandezza di Paolo Villaggio. Fu Maurizio Costanzo a intuire in lui la potenzialità comunicativa di un comico tutt’altro che scontato, capace di sopravvivere a se stesso con pellicole diventate perle assolute del cinema italiano. Dal primo Fantozzi del 1975 in poi, Villaggio è stato in grado di dosare ingredienti come ironia, comicità e aspetti paradossali della società anni ’70 in un mix che rimane tra i più riusciti di tutta la filmografia di genere. Difficile non ricordare la sua versatilità interpretativa, impossibile non ricordare i momenti più divertenti dei suoi film.

42 anni fa nasceva il mito di Fantozzi, e il ritratto di un ragioniere imprigionato nelle dinamiche dello sterile capitalismo diventava pian piano icona di mediocrità e simpatico tentativo di rivincita per milioni di italiani. L’immaginario collettivo non potrà più farne a meno, complici alcune frasi esilaranti che sono, oggi, la sintesi perfetta dell’arte di Paolo Villaggio.
Così, per i 10 film della saga di Fantozzi, l’italiano del ceto medio-borghese si è riconosciuto in lui, nell’espressione talvolta forzata delle sue uscite inopportune, ma sempre genuine e in grado di portare su schermo i sintomi di una società votata al successo a tutti i costi. Con Paolo Villaggio va via un pezzo di storia cinematografica italiana, e buona parte dell’idea di comicità grottesca che nella sua figura di istrionico interprete l’aveva reso celebre e per certi versi irraggiungibile.

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La saga di Fantozzi, frasi celebri

Ugo Fantozzi incarna lo stereotipo di un dipendente senza arte né parte, che, protagonista di un libro del 1971, nel 1975 arriva nelle case degli italiani e non lascerà più il posto ad altri: è il travet Fantozzi, che diventa quasi subito leggenda. Sottomesso ai suoi superiori, vittima del sistema e del suo stesso matrimonio, Fantozzi cerca continuamente una via di fuga alla mediocrità e all’insoddisfazione del vivere attraverso l’amore extraconiugale (non troppo platonico) con la signorina Silvani. La moglie di Ugo, Pina, è il simbolo dell’estrema polarizzazione di pensiero tra uomo e donna, molto più addentro ai problemi di coppia di quanto si potesse pensare.
Altro che una semplice serie di film frivoli e superficiali: si trattò di un vero e proprio affondo analitico nello spaccato del vivere moderno, con disincantate riproduzioni dell’amore e del sogno di un riconoscimento sociale e lavorativo quasi utopico.
Celebre la figlia di Ugo e Pina, Mariangela Fantozzi, di un livello di bruttezza tale da essere talvolta rinnegata persino dal proprio padre. Mariangela, e questa fu una vera novità per l’epoca, era interpretata da un uomo (l’attore Plinio Fernando).
Vigliacco, “sfigato” e incapace, immerso in un livello di inettitudine che si traduce in una conflittualità con il mondo senza mai risoluzione, se non nel comico modo di affrontare le sconfitte quotidiane: questo è Ugo Fantozzi, personaggio che mai più si staccherà dalla sua identità di attore, diventando praticamente la sua seconda pelle.

Fantozzi (1975)

Il primo film della saga diventa storia con una serie di personaggi, intorno al protagonista Ugo Fantozzi, che sono anch’essi parte di una carovana di caricature memorabili della società di allora e, senza ritenere l’assunto troppo azzardato, anche di oggi. Il geometra e ragionier Filini, collega di Fantozzi, la signorina Silvani, eterna tentazione carnale del protagonista, Pina e Mariangela, moglie e figlia del ragioniere più famoso del cinema italiano.

“Filini: Allora, ragioniere, che fa? Batti?

Fantozzi: Ma… mi dà del tu?

Filini: No, no! Dicevo: batti lei?

Fantozzi: Ah, congiuntivo!

Con questo surreale dialogo si smonta la lingua italiana e si apre al grottesco stravolgimento delle parole e dei tempi verbali, che creano strabilianti equivoci comunicativi a fare da incipit all’azione.

“Mariangela: Papà, perché mi chiamano Cita?

Fantozzi: Ma chi?

Mariangela: Chi è Cita?

Fantozzi: È Cita Hayworth, una famosissima attrice americana, bellissima, era la più bella di tutte! Però sai cosa ti dico? Che tu sei molto più bella di lei. Forse

Il secondo tragico Fantozzi (1976)

Il secondo tragico Fantozzi regala al pubblico altrettante perle di comicità:

“Io non mi permetterei mai di giocare, si figuri se mi permetterei di vincere, sire”

“Fantozzi aveva un programma formidabile: calze, mutande, vestaglione di flanella, tavolinetto di fronte al televisore, frittatona di cipolle per la quale andava pazzo, familiare di Peroni gelata, tifo indiavolato, rutto libero”

“Per me… La corazzata Kotiomkin… è una cagata pazzesca!”
Seguono i “Novantadue minuti di applausi” alla frase che suona come una liberazione dal “padrone” che vessa i dipendenti e li costringe a dinamiche incomprensibili.

La famosa “megaditta” ItalPetrolCemenTermoTessilFarmoMetalChimica assume il valore di una prigione in cui gli impiegati cercano invano un riscatto, assopito in quel “Com’è umano lei” che diventa sintesi di immeritata gratitudine e ossequio.

Fantozzi contro tutti (1980)

Come i precedenti capitoli della saga, Fantozzi contro tutti continua a muoversi sulla scia della comicità grottesca, ecco alcune frasi storiche:

“Il giorno dopo in sala mensa entrò un plotone di super mutilati di tutte le guerre! Erano i tragici partecipanti all’allenamento della sera prima”

“Vadino pure fuori dalle pall… Si accomodino!”

“Megapresidente Arcangelo: Lei è convinto di quello che ha scritto di me?

Fantozzi: Io non l’ho scritto, io l’ho solo pensato!

Fantozzi va in pensione (1988)

In Fantozzi va in pensione alcuni dei passaggi linguistici più destrutturanti e esilaranti dell’intera filmografia di Villaggio:

“Fantozzi: Ma allora questo sarebbe una specie di… lavoro… lavoro nero

Duca Conte: Preferiamo chiamarlo grigio, come i suoi capelli, Fantozzi!

“Mi scusi, le spiace se mi sago, mi sidio, mi sagghio”

“Le ‘casalingue’… Ugo ma c’è un errore di ortografia…”

“Il ragioner Fantocci, ehm, Fantozzi, aveva lavorato per un mese tutte le notti ad un agghiacciante discorso di addio”.

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Parole di Giovanna Tedde