Fallisce l’ennesimo tentativo di superare la legge Fornero: pensioni in bilico

La tanto criticata legge Fornero è sempre lì: il Governo ha deciso di scartare anche Quota 103, senza riuscire a immaginare alternative sostenibili.

La maggioranza di centro-destra che oggi guida il Paese, in campagna elettorale, ha sempre dichiarato come priorità lo smantellamento della legge Fornero. Parliamo della riforma del sistema previdenziale formalizzata nel 2011, in piena crisi finanziaria, e che ha alzato l’età pensionabile per salvare i conti pubblici. Da allora, più voci hanno annunciato di essere pronti a smontarla. Eppure la legge Fornero non cambia e non cede il passo a un nuovo sistema.

Qualche piccola modifica è avvenuta. Ma nulla è riuscito finora a toccare davvero l’impianto del sistema introdotto dal Governo Monti. Il risultato? C’è più confusione di prima. E un lavoratore, dopo quarant’anni di fatica, non sa più come comportarsi: fra complicate simulazioni, tetti, finestre e penalizzazioni, la pensione è un rebus. Nel 2023, il Governo Meloni ha annunciato l’arrivo di Quota 103: un nuovo canale per andare in pensione anticipata con sessantadue anni di età e quarantuno anni di contributi.

In teoria, sarebbe dovuta essere la soluzione per superare la legge Fornero. L’esecutivo parlava di nuovi vantaggi per i pensionati e di un ritorno a una flessibilità previdenziale. Ma nel 2024, le pensioni liquidate con questa formula sono state appena 1.153. Un numero ridicolo, se pensiamo che l’anno prima erano oltre 23.000.

Si promette una via d’uscita, un canale privilegiato per andare prima in pensione, ma se il lavoratore cerca di seguire questa strada si ritrova in un labirinto e finisce per disorientarsi. Chi ha scelto di considerare la Quota 103 ha dovuto mettere in conto di ricevere una pensione calcolata solo sui contributi versati, e non sullo stipendio. Tradotto: la soluzione pensata dal Governo Meloni dà origine ad assegni più bassi, spesso inferiori del 15–20% rispetto alla pensione ordinaria.

Il Governo non riesce a superare la legge Fornero: addio anche a Quota 103 e lavoratori disorientati

E anche se si maturano i requisiti previsti dalla Quota 103, per legge bisogna aspettare sette mesi nel privato e nove nel pubblico prima di ricevere l’assegno. E, in pratica, si lavora quasi quanto con la pensione ordinaria. Che arriva a sessantasette anni (con venti di contributi). Con Quota 103 bisogna poi mettere in conto un tetto all’assegno. Fino ai sessantasette anni, non si può infatti ricevere più di quattro volte il trattamento minimo (circa 2.400 euro lordi al mese). Un limite che penalizza chi ha avuto carriere lunghe e retribuzioni alte.

Un'operaia con un casco giallo in una fabbrica metalmeccanica
Il Governo non riesce a superare la legge Fornero: addio anche a Quota 103 e lavoratori disorientati – pourfemme.it

E poi c’è il divieto di lavorare. Chi intendeva accedere a Quota 103 ha rinunciato sapendo di dover smettere completamente di lavorare, salvo piccoli lavori occasionali sotto i 5.000 euro annui. Un vincolo che, appunto, ha scoraggiato molti. E di fronte al clamoroso insuccesso della misura, ora il Governo sta ragionando su una sua cancellazione. Dunque, resta in vigore la legge Fornero.

Difficilmente si riuscirà a fare ciò che ha proposto Salvini: una pensione a sessantaquattro anni per chi ha almeno venticinque anni di contributi e un assegno pari a tre volte l’assegno sociale. L’altra strada porta a una Quota 41 flessibile bis. Una nuova formula per chi ha almeno quarantuno anni di contributi, ma con penalizzazioni minori, dato che la prima Quota 41 fu un flop proprio come Quota 103.

 

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