Depressione o tristezza: come distinguerle?

Depressione e tristezza sono due condizioni molto diverse tra loro e saperle distinguere con certezza risulta fondamentale per scegliere il giusto approccio nei loro confronti.

Depressione o tristezza: come distinguerle?

Capita molto spesso di sentir associare i concetti di depressione e tristezza, ma è opportuno chiarire fin dall’inizio che si tratta di due cose profondamente diverse fra loro ed è di estrema importanza riuscire a distinguerle perché l’approccio che si deve avere nei loro confronti non può essere certamente lo stesso.

Può quindi risultare utile fornire alcuni dettagli relativi alle caratteristiche di entrambe le condizioni, così da avere qualche elemento in più per capire se ci si trova di fronte a un problema di tristezza più o meno accentuata o davanti a un più complesso quadro di depressione.

A questo proposito può anche risultare utile fare un test online sulla depressione come il PHQ-9 (Patient Health Questionnaire-9), strumento di screening riconosciuto dalla comunità scientifica. Si tratta di rispondere a una breve serie di domande e il risultato finale può rendere più consapevoli del grado del proprio malessere.

Va però precisato che, per quanto possa essere d’aiuto, non è un test diagnostico. Qualsiasi diagnosi, anche la più semplice, a prescindere dal tipo di disturbo, è sempre e comunque di esclusiva competenza medica. Quindi, qualora si ritenga di soffrire di un disturbo psicologico è necessario consultarsi con il proprio medico curante o con uno specialista.

Cos’è la depressione?

La depressione è a tutti gli effetti una patologia; fa parte dei cosiddetti disturbi dell’umore (disturbi che interessano sia la sfera emotiva che quella cognitiva e comportamentale). Depressione è in verità un termine alquanto generico sotto il quale sono compresi tutta una serie di disturbi contemplati nel DSM-5, la quinta edizione del Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders).

Fra i disturbi depressivi più noti si ricordano in particolare il disturbo depressivo maggiore (altrimenti detto depressione maggiore), la depressione reattiva e la distimia (disturbo depressivo persistente).

Per quanto concerne le cause,esse si possono ascrivere a tre fattori principali quali cause biologiche, psicologiche o genetiche. La depressione è una patologia complessa che non è sempre facile da gestire, considerando che, come accennato, ne esistono diverse tipologie.

Il DSM-5 elenca per ogni disturbo depressivo diversi segni e sintomi. Per la diagnosi, oltre alla presenza di un certo numero di essi, si devono prendere in considerazione anche gravità e durata. Per esempio, nel caso di depressione maggiore è necessario che le varie manifestazioni cliniche – almeno cinque di quelle specificate – siano presenti da almeno due settimane consecutive; per quanto riguarda la distimia, invece, devono essere presenti almeno due sintomi per un periodo di almeno due anni.

Fra i vari sintomi e segni si ricordano in particolare: tristezza (esistono dei cibi che aiutano a combatterla) e variabilità dell’umore per tutta la giornata, astenia, difficoltà a concentrarsi e/o problemi di memoria, sensazione di inutilità, sensi di colpa continui, scarso interesse per la vita, pensieri suicidari, disturbi del sonno (insonnia o al contrario ipersonnia), scarso o eccessivo appetito ecc.

Secondo vari autori è plausibile che l’insorgenza della depressione abbia origini multifattoriali, ovvero che siano simultaneamente in gioco più fattori.

Relativamente alla terapia, oggi si hanno a disposizione varie soluzioni, sia farmacologiche (i cosiddetti antidepressivi) che non farmacologiche, in particolare la psicoterapia. La scelta fra una soluzione o un’altra (o la loro eventuale combinazione) è di competenza specialistica e può variare a seconda della difficoltà del quadro; del resto stiamo parlando di un disturbo particolarmente complesso che può avere un grande impatto sulla qualità di vita di una persona.

Cos’è la tristezza? E come la si distingue dalla depressione?

Prima di spiegare cos’è la tristezza, è opportuno specificare cosa non è. La tristezza non è una malattia, ma rientra nella classificazione delle emozioni; queste ultime sono stati mentali e fisici attivati da stimoli interni e/o esterni.

Nel corso degli anni sono state proposte diverse classificazioni delle emozioni. Una delle più note è quella dello psicologo statunitense Paul Ekman che indica sei “emozioni fondamentali”: disgusto, gioia, paura, rabbia, sorpresa e tristezza.

Per quanto sia comune sentir parlare di “disturbi emotivi” (o “disturbi emozionali”), è importante ricordare che nel già citato DSM-5 non è presente tale dicitura e non vi sono criteri diagnostici specifici al riguardo.

In questa breve premessa possiamo già cogliere la profonda differenza tra depressione, una condizione riconosciuta come malattia se rispetta i criteri diagnostici prima citati, e tristezza, uno stato emotivo sicuramente indesiderato e non piacevole, ma che non ha connotazioni patologiche. Chi è depresso è molto probabilmente triste, ma chi è triste non è detto soffra di depressione.

Tipicamente la tristezza è una condizione limitata nel tempo, al contrario della depressione che tendenzialmente è una condizione con carattere di cronicità. La tristezza è sicuramente un’emozione comune che tutti prima o poi provano nel corso della loro esistenza, cosa che non si può affermare nel caso della depressione.

Le cause che possono rendere triste una persona sono le più svariate ed essere talvolta considerate banali (come per esempio un esame non superato, un brutto voto, una discussione con un amico, una delusione sentimentale ecc.), talvolta piuttosto gravi (la malattia di un amico, di un genitore, la morte di una persona cara ecc.).

Si deve comunque ribadire il fatto che la tristezza ha una durata limitata e viene comunque sempre superata, anche in autonomia, cosa che non si verifica nel caso della depressione, condizione che richiede un approccio sicuramente diverso.

Vi sono poi altre differenze fra le due condizioni che possono aiutarci a distinguerle. La depressione, per esempio, può portare a pensieri suicidari, cosa che non si verifica nel caso della tristezza. Infatti, chi non soffre di depressione, ma “semplicemente” triste non pensa al suicidio come soluzione.

Un soggetto affetto da depressione, inoltre, ha difficoltà a sperimentare l’emozione della felicità e assaporare con pienezza eventuali situazioni gioiose; invece quando si è tristi, ma non depressi, si può riuscire a vivere momenti di felicità.

Verso una consulenza professionale

Depressione e tristezza sono due condizioni molto diverse fra loro e non devono essere confuse dal momento che la prima, a differenza dell’altra, è una condizione patologica che può avere un impatto rischioso sulla qualità della vita di una persona e su quella di coloro a lei vicini, in particolare i familiari, senza contare le possibili conseguenze drammatiche nei casi più gravi. Riconoscerla per tempo è fondamentale per la riuscita della terapia.

Un test sulla depressione, per quanto non in grado di fornire una diagnosi, può essere utile per indirizzare il soggetto verso una consulenza specializzata.

Parole di Claudia Colono