Di Cinzia Iannaccio | 5 Agosto 2010
Un viaggio intercontinentale, con dura solitamente qualche ora. Sono momenti di vero relax, in cui ci si può dedicare alla lettura, alla musica, alla visione di un buon film o a quattro chiacchiere tra amiche. Ma arrivate a destinazione sentite che c’è qualcosa che non va. Nausea, insonnia, irregolarità intestinale, inappetenza, perdita dei riflessi ed in alcuni casi anche depressione. Niente paura! E’ la sindrome del Jet-lag o “del fuso orario”. Si avvertono numerosi sintomi, in maniera più o meno gravi. Il tutto è dovuto al cambiamento di fuso orario. O meglio: è causato dalla dissociazione tra il nostro orologio biologico ed i fusi orari percorsi.
Il ritmo circadiano al quale il nostro organismo è abituato (ovvero quello di alternanza tra il giorno e la notte) è di circa 24 ore. Se si viaggia verso est, diminuiranno le ore di buio e ne risentiremo maggiormente. Verso ovest invece aumenta il buio, quindi basterà dormire un poco di più per riequilibrare il tutto.
Il tutto dura dai 2-3 giorni ai 5-6: dipende da quanto è stato il cambiamento di fuso orario. Sono tanti i fattori che influenzano questa sindrome e la gravità dei disturbi correlata. Anche l’età sembra giocare un ruolo decisivo: pare infatti colpisca maggiormente le persone sopra i 50 anni.
In genere si recuperano dai 60 ai 90 minuti al giorno. Poi tutto torna nella norma. Finiranno anche i disturbi del sonno e la vostra mente tornerà efficiente come prima. Insomma amiche sarete pronte ad affrontare il resto della vacanza nella forma più perfetta, o al contrario tornare alla vostra vita quotidiana per raccontare lo splendido viaggio appena concluso. Potrete riporre nel cassetto il passaporto sanitario, pronto per la prossima avventura.
Parole di Cinzia Iannaccio