Josepha, sopravvissuta in mare aggrappata a un pezzo di legno: la fake news sullo smalto

E' sopravvissuta rimanendo aggrappata a un pezzo di legno per 2 giorni la storia di Josepha[didascalia fornitore=”ansa”]Migranti[/didascalia]

Josepha ha combattuto per 48 ore contro le insidie del mare, salvata dopo essere rimasta aggrappata a un pezzo di legno. Si è parlato di complotto, per una fake news che ha attraversato il web diventando pericolosamente virale.
Sulla storia di quella donna vulnerabile, vittima come tante, nelle ultime ore si è ricamato un disegno completamente infondato: “È una naufraga con lo smalto”, ha tuonato qualcuno sui social, accendendo la miccia di un sospetto privo di ogni sensata ragion d’essere.
E mentre la falsa notizia girava prepotentemente nei meandri di internet, gridando a chissà quale montatura creata ad arte per uno scopo non meglio precisato, c’è stato anche chi è riuscito a comprendere che in quello smalto rosso sulle unghie di Josepha c’è un solco di umanità, il tentativo di strappare un istante di leggerezza a chi ha visto in faccia la morte.
“Scappa dalla guerra ma si è pitturata le unghie. Inoltre le mani non hanno l’aspetto spugnoso tipico di chi resta in acqua per ore”, scrive qualcuno su Twitter.
[twitter code=”https://twitter.com/DavidPuente/status/1021341935070572546″]
La realtà dei fatti, qualora ce ne fosse ancora bisogno, è arrivata a chiare lettere dal racconto della giornalista Annalisa Camilli, inviata dell’Internazionale a bordo dell’Open Arms, presente proprio durante le operazioni di salvataggio di Josepha: “Ha le unghie laccate perchè nei quattro giorni di navigazione per raggiungere la Spagna le volontarie di Open Arms le hanno messo lo smalto per distrarla e farla parlare. Non aveva smalto quando è stata soccorsa, serve dirlo?”.
Tutti possono osservare come sulle mani della donna, nel momento del soccorso in mare, non ci sia alcuna traccia di smalto, né di altra cosa che possa dare a quell’immagine un minimo di umana dignità. Ma l’odio corre più veloce della verità.

È sopravvissuta in mare rimanendo aggrappata a un pezzo di legno per 2 giorni: la storia di Josepha

Le foto che ritraggono i suoi occhi spalancati per la paura hanno fatto il giro del mondo: Josepha è sopravvissuta due giorni in mare aperto aggrappata a un pezzo di legno. Una donna e un bambino che erano con lei non ce l’hanno fatta. Josepha ha 40 anni ed è scappata dal Camerun perché suo marito la picchiava continuamente. La sua ‘colpa’ era quella di non potere avere figli.

Josepha non è una fake news come i soliti complottisti da tastiera hanno urlato sui social ‘al battito di caps locks’, la sua storia, a differenza di quella di centinaia di altri migranti, ha avuto un lieto fine. E’ stata salvata dai volontari di Open Arms, come si vede in alcune delle foto pubblicate su Twitter e Facebook. Josepha è visibilmente sotto shock, i suoi occhi spalancati sono quelli di chi ha visto la morte in faccia.

[twitter code=”https://twitter.com/AntonellaNapoli/status/1019317592673144832″]

‘Sono fuggita perché non potevo avere figli’, ha raccontato la donna alla giornalista dell’Internazionale, che era a bordo della nave della ong. Josepha non vuole essere portata in Libia: ‘Siamo stati in mare due giorni e due notti. A un certo punto sono arrivati i poliziotti libici e hanno cominciato a picchiarci’. Non ricorda però da dove siano partiti e dove siano i suoi compagni di viaggio.

[twitter code=”https://twitter.com/ocanalsb/status/1019289327547936768″]

Ora Josepha sta meglio, è fuori pericolo nonostante l’inevitabile stato di shock. Le è stata diagnosticata una grave ipotermia: se i soccorsi non fossero arrivati, sarebbe morta anche lei nel giro di poche ore. Secondo quanto riferito da Oscar Camps, fondatore della ong Proactiva Open Arms, la Guardia costiera libica avrebbe lasciato morire la donna e il piccolo che si trovavano a bordo di una nave con 158 persone dove c’era anche Josepha. ‘Quando siamo arrivati, abbiamo trovato una delle due donne ancora in vita, ma non abbiamo potuto fare niente per salvare l’altra donna e il bambino che potrebbero essere morti poche ore prima di trovarli. Quanto tempo dovremo lottare contro assassini arruolati dal governo italiano per uccidere?’, ha denunciato su Twitter Oscar Camps.

[twitter code=”https://twitter.com/campsoscar/status/1019175315149672448″]

Tuttavia da Roma arriva tempestivamente una smentita: secondo quanto riferito da fonti del Viminale, ‘la versione della Ong che sta circolando in queste ore è una fake news. Nelle prossime ore sarà resa pubblica la versione di osservatori terzi e che smentiscono la notizia secondo cui i libici non avrebbero fornito assistenza’.

Gestione cookie