Mononucleosi nei bambini: sintomi, contagio e come si cura

La mononucleosi nei bambini è causata dal virus Epstein-Barr e il contagio di solito avviene tramite la tosse o gli starnuti. Non è una malattia pericolosa ma è bene prendere alcune precauzioni per evitarla. Scopriamo i sintomi e come si cura.

Mononucleosi nei bambini: sintomi, contagio e come si cura

Scopriamo sintomi, contagio e come si cura la mononucleosi nei bambini. Si tratta di una malattia dovuta al virus Epstein-Barr appartenente agli herpes virus, anche chiamata malattia ghiandolare o malattia del bacio. Il contagio avviene di solito attraverso tosse e starnuti oppure condivisione di bicchieri e posate usati da bambini infetti. Quindi è facile che si trasmetta all’asilo o a scuola. Una delle prime manifestazioni della malattia è l’ingrossamento delle tonsille, accompagnato dall’ingrossamento dei linfonodi del collo, talvolta della milza e del fegato. Ma scopriamo nel dettaglio quali sono i sintomi e come si cura la mononucleosi.

Quali sono i sintomi

La mononucleosi presenta sintomi molto sfumati per cui è possibile confonderla con altre infezioni. Proprio per questo motivo, molte volte la malattia non viene nemmeno diagnosticata. Il 5-10% di chi contrae la mononucleosi ha sintomi manifesti, un altro 10% ha disturbi generici, come mal di gola e macchie sulla pelle, mentre la gran parte degli individui non presenta sintomi. La fascia di età in cui la malattia si manifesta maggiormente è quella compresa fra i 15 e i 24 anni. E’ rara nei bambini piccoli sotto i 2 anni di età mentre è mediamente diffusa nei bambini di 4 anni e oltre.

Come già detto in precedenza, la malattia non dà dei sintomi chiari e precisi, e soprattutto se il bambino è piccolo, è molto difficile diagnosticarla. Nei primi 7-15 giorni il bambino può avvertire sintomi come:

  • mal di gola
  • malessere generico
  • stanchezza
  • mal di pancia e mal di testa
  • qualche linea di febbre
  • sudorazione e brividi

Possono anche presentarsi ingrossamento dei linfonodi del collo e delle tonsille. Altri sintomi riscontrabili, in un secondo tempo, sono infiammazione della gola, chiazze rosse sul palato, presenza di secrezioni sulle tonsille, febbre alta. In alcuni casi, circa il 10%, può comparire un esantema causato dall’assunzione di amoxicillina, se la malattia non viene riconosciuta e viene curata pensando ad un’infezione batterica. Agli adolescenti che contraggono la mononucleosi, molto spesso, si ingrossano la milza e il fegato.

Quanto dura la mononucleosi

La durata del periodo di incubazione è di 10-15 giorni nei bambini, ma in questo periodo la malattia non è contagiosa. Nel complesso, tra fase iniziale e fase acuta, la malattia dura circa un mese, con 7-15 giorni di sintomi leggeri, e una quindicina di giorni di sintomi acuti. La durata della febbre è variabile per tutto il periodo visto che può presentarsi a fasi alterne, aumentando e diminuendo di temperatura. La diagnosi è principalmente clinica, altrimenti la mononucleosi si individua con analisi del sangue e ricerca di specifici anticorpi anti EBV.

Il contagio

Il contagio inizia dal momento in cui compaiono i primi sintomi e può durare poche settimane o addirittura mesi, a seconda dei casi. Il contagio degli adulti è possibile ma non è il caso di isolarsi, basta prendere alcune precauzioni come evitare di baciare in bocca il bambino e di utilizzare le sue posate o bicchieri. Ad ogni modo il bambino è contagioso finché le IGM risultano positive.

Come si cura

Non esiste una cura contro la mononucleosi. Se il bambino contrae la malattia, sarà sufficiente farlo riposare un pò di più e dargli del paracetamolo se ha la febbre molto alta. Non va mai somministrato antibiotico, perchè si tratta di una malattia virale. Talvolta, il pediatra può consigliare l’uso del cortisone, soprattutto nel caso in cui le tonsille siano talmente gonfie da provocare difficoltà nella respirazione. In ogni caso, la mononucleosi è una malattia lunga e fastidiosa ma non grave, che si risolverà spontaneamente nel giro di 15-20 giorni. L’unico sintomo che potrebbe perdurare più a lungo nel tempo è la stanchezza.

Attenzione all’alimentazione

Per quanto riguarda l’alimentazione vanno evitati i cibi grassi, che sono potenzialmente dannosi per il fegato, organo vulnerabile in caso di infezioni da Epstein Barr. Questo accorgimento non velocizza i tempi di guarigione della malattia ma previene eventuali complicazioni a carico del fegato. Altri alimenti da limitare sono spezie, prosciutto cotto, burro, tè.

Parole di Laura De Rosa