Le poesie per bambini sull'estate

Ecco a voi le più belle poesie per bambini sull'estate: questi sono infatti i mesi più belli in cui i vostri piccoli possono finalmente rilassarsi e godersi i giochi.

Le poesie per bambini sull’estate

Ormai ci siamo: molti di voi saranno già partiti per le vacanze e i bambini finalmente possono godersi dei bellissimi mesi di riposo e di giochi al mare o in montagna. Per celebrare questo periodo atteso per mesi, vi vogliamo proporre le più belle poesie dedicate alla stagione più festosa e giocosa dell’anno. Il mare, i giochi ma anche il colore del grano: i bambini in estate possono finalmente correre e giocare liberi senza l’impegno della scuola e dei doveri di tutti i giorni!

Vacanze per tutti di Gianni Rodari

Filastrocca vola e va
del bambino rimasto in città.
Chi va al mare ha vita serena
e fa castelli con la rena,
chi va ai monti fa le scalate
e prende la doccia delle cascate..
E chi quattrini non ne ha?
Solo resta in città:
si sdraia al sole sul marciapiede,
se non c’è un vigile che lo vede,
e i suoi battelli sottomarini
fanno vela nei tombini.
Quando divento Presidente
faccio un decreto a tutta la gente:
– Ordinanza numero uno:
in città non resta nessuno;
ordinanza che viene poi,
tutti al mare, paghiamo noi;
inoltre le Alpi e gli Appennini
sono donati a tutti i bambini.
Chi non rispetta il decreto
va in prigione difilato.

Estate chiara e ardente di Nikolay Aseev

Delle quattro stagioni dell’anno
l’estate è la più chiara e la più
ardente, fa maturare i frutti
e sparge risa e luce.
Com’è bello, discendendo al fiume,
fermarsi sopra l’acqua,
per ascoltare in lontananza il cuculo,
per vedere la giovane luna.

Estate di Marino Moretti

Il contadin che tanto ha faticato
guarda il grano che indora.
Già si coglie la ciliegia che il sole
ha maturato.
Strillano le cicale tra le foglie,
giocano i bimbi dopo aver studiato.
Chi bene seminò ora raccogle
dice il capoccia, e già pronto
al lavoro
pensa a mietere le belle spighe d’oro.

Si miete di Renzo Pezzani

Ricordi quel grano nel solco,
quel giorno, piccino cosi,
caduto di mano al bifolco
(che inverno!) e di gel non morì?
Ricordi quel piccolo stelo
d’un verde lucente, che in campo
tremava d’un tuono, d’un lampo,
fidando soltanto nel cielo?
Ricordi la spiga ancor molle,
piegata sul campo cresciuto?
Il giorno, bambino, è venuto
che l’uomo la tolga alle zolle.
Di giugno si miete. Ciascuno
raccolga nel campo, perché
un poco più bianco o più bruno,
ciascuno abbia un pane per sé.

Estate di Noemi Vicini

Che cosa c’è rimasto
di questa lunga estate?
Un mazzo di bellissime
cartoline illustrate
con il porto, il moletto,
la pineta, il laghetto,
un pugno di conchiglie,
uno zoccolo rotto,
un sasso levigato
che l’acqua ha modellato
tante foto ricordo
con i monti alle spalle
e le casette alpestri
serene nella valle;
granelli di sabbia in fondo
alla borsa del mare
e una macchia di more
che non si può lavare.