40 giornaliste francesi denunciano il sessismo dei politici

40 giornaliste francesi denunciano il sessismo dei politici pubblicando un manifesto su Libèration, in cui rivelano tutti i “peccati” ma non i nomi dei peccatori.

40 giornaliste francesi denunciano il sessismo dei politici. “Giù le zampe”, questo il titolo del manifesto pubblicato su Libèration, firmato da una quarantina di giornaliste francesi che hanno voluto denunciare gli atteggiamenti sessisti dei politici. Frasi imbarazzanti, da “chissà cosa portate sotto” a “ma voi battete il marciapiede, aspettate il cliente” che le croniste si sentono rivolgere quotidianamente da coloro che dovrebbero rappresentare, con dignità, il paese.

Troppi gli interventi di matrice sessista rivolti alle giornaliste donne da parte della classe politica francese, nessuno escluso. Ministri, consiglieri presidenziali, deputati di cui le croniste non fanno i nomi limitandosi a svelare i loro peccati. Hélène Bekmezian, Lenaïg Bredoux, Laure Bretton, Déborah Claude e tante altre che hanno preferito rimanere nell’anonimato. Il motivo? Timore di poter essere (ulteriormente) discriminate professionalmente.

“Pensavamo che il caso DSK avesse insegnato qualcosa (…). Finché la politica resterà in grande prevalenza nelle mani di uomini eterosessuali sulla sessantina, niente cambierà”, parola delle 40 croniste che hanno deciso di rompere il silenzio per far emergere una realtà che purtroppo riguarda tutti gli ambienti sociali e professionali. “Li denunciamo”, hanno aggiunto, perché gli episodi sessisti sono una triste realtà di oggi, lungi dall’aver raggiunto una vera parità di genere.

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Le accuse sono pesanti, non solo frasi infelici, scelgo lei “perché porta un vestito carino”, “ah ma voi battete il marciapiede, aspettate il cliente”, ma addirittura tentativi di stupro bloccati solo tramite minacce di denunce. E ancora, proposte indecenti avanzate da politici importanti, commenti inopportuni pronunciati da ministri davanti a giornaliste in casacca blu, del tipo “sarebbe bello se non aveste niente sotto”. C’è persino il consigliere ministeriale che chiede alle croniste se sono abbronzate… dappertutto. Ma anche inviti a cena, messaggini maliziosi inviati ripetutamente, ricatti beceri come la richiesta di appuntamenti in cambio di un’uscita a due.

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