Dietrofront sulle pensioni d’invalidità, ecco come cambia l’assegno minimo dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito la soglia di 603 euro.
La novità è clamorosa, di fatto la sentenza 94/2025 va a rendere inattuale la riforma previdenziale del 1995 ed ora, in sostanza dal 10 luglio, tutti coloro che hanno diritto e che finora erano stati esclusi, possono ricevere l’assegno adeguato al trattamento minimo INPS.
Nel dettaglio, la Consulta ha stabilito come non legittimo l’articolo 1, comma 16, della legge approvata nel 1995 durante il governo Dini che aveva modificato il sistema pensionistico obbligatorio e complementare attuando una vera e propria riforma del sistema previdenziale che andava a colpire una parte di cittadini.
Come cambia l’assegno minimo per le pensioni di invalidità
Chiariamo subito che la novità non è retroattiva e quindi non si applica agli assegni già percepiti fino al 10 luglio e di conseguenza non si possono ricevere degli aggiornamenti e delle integrazioni, ma vale solo per gli assegni successivi a tale data.

In particolare, la sentenza indica la nuova regola per la quale chi ha i requisiti di reddito deve ricevere sempre l’assegno ordinario d’invalidità che non può essere inferiore ai 603 euro, quota stabilita come minimo dall’Inps, anche se non ha lavorato prima del 31 dicembre 1995, e quindi non è sottoposto al regime retributivo o misto ma solo al regime contributivo, attivo dal 1° gennaio 1996.
Sostanzialmente i giudici hanno stabilito che l’assegno ordinario di invalidità deve essere in linea con quanto previsto dall’articolo 38 della Costituzione e cioè deve garantire a chi lo riceve la possibilità di avere un’integrazione tale da soddisfare le esigenze di vita, l’ideale sarebbe avere la pensione a 1000 euro.
Con la riforma Dini del 1995 i lavoratori che percepivano un assegno di invalidità e che avevano lavorato dal primo gennaio 1996 avevano il divieto di poter integrare al minimo la pensione e se la vedevano calcolata solo in base ai contributi versati. Questo dettaglio, con gli anni, ha portato un danno a tutti quei lavoratori con percorsi professionali discontinui o economicamente deboli e colpiti da invalidità.
Invece dal 10 luglio non è quindi rilevante il sistema di calcolo (retributivo, misto o contributivo) sulla necessità di avere i mezzi idonei per il proprio sostentamento e tutti possono ricevere un minimo di 603 euro, anche chi rientra esclusivamente nel sistema contributivo.
La novità è davvero un passo avanti verso la giustizia sociale, come ribadito in un comunicato anche dalla CGIL, perché dal 10 luglio anche chi è titolare di un assegno d’invalidità contributivo potrà ricevere almeno 603 euro mensili.