I brutti ricordi si potranno cancellare, ma è un bene?

Un gruppo di neuro scienziati hanno messo appunto un sistema per bloccare i brutti ricordi, quelli traumatici che condizionano anche il nostro presente, tipo Eternal Sunshine of the Spotless Mind!

I brutti ricordi si potranno cancellare, ma è un bene?

I brutti ricordi sono qualcosa con cui tutti dobbiamo convivere, sono dentro di noi e anche se è passato tanto tempo, ogni tanto si fanno ancora sentire, magari proprio quando siamo più vulnerabili. I brutti ricordi però in certi casi possono condizionare tutto il resto della nostra vita, come quelli dei reduci dalla guerra, della paura degli attacchi o dell’aver rischiato la vita, i ricordi legati ad un incidente o quello di una dipendenza dalla droga. Se un amore finito o un’umiliazione si possono, col tempo, digerire, per altri la situazione è decisamente più complessa.

Uno studio condotto da un gruppo di neuroscienziati, guidato da Cristina Alberini, professore di Neuroscienze all’università di New York, ha scoperto il meccanismo per bloccare i brutti ricordi e non perdere le conoscenze, si agisce sui ricordi consolidati usando ormoni e farmaci.
 
I ricordi brutti legati a fatti traumatici però sono diversi e agiscono su di noi rilasciando sostanze che ci condizionano il presente. L’esperta spiega: “sono memorie legate al rilascio di ormoni, quali il cortisolo e l’adrenalina. Noi abbiamo visto che si può intervenire per ridurre una memoria negativa, ad esempio legata al disturbo post-traumatico da stress o alla dipendenza da droghe, o invece aumentarla, nel caso ci si trovi con il decadimento indotto da demenze”.
 
Si deve agire però in un preciso momento, c’è una finestra temporale in cui il ricordo può essere eliminato: “Ed è proprio quando il ricordo è labile che noi interveniamo con dei farmaci. Nel caso di ricordi negativi, blocchiamo i recettori del cortisolo, facendo così diminuire l’intensità del ricordo. Quando invece vogliamo rinforzarlo, aggiungiamo il fattore di crescita insuline grow factor 2 (IGF2), importante per lo sviluppo del cervello adulto e presente nell’ippocampo. Si è visto che dopo l’apprendimento, l’IGF2 aumenta. Quindi incrementandone la quantità e somministrandolo per via sistemica, cioè non direttamente nel cranio, abbiamo riscontrato un significativo aumento dell’ intensità e persistenza del ricordo”.
 
Vi ricordate il film “Eternal Sunshine of the Spotless Mind“? A quanto pare qualcosa del genere è quasi possibile!

Parole di Serena Vasta