I sintomi del tumore alla tiroide rappresentano dei campanelli d’allarme da non sottovalutare. Riconoscerli in tempo può essere di fondamentale importanza per intervenire tempestivamente con le giuste cure.
Questa neoplasia è tra le più diffuse tra le donne tra i 40 e i 60 anni, ma fortunatamente il tasso di sopravvivenza è abbastanza alto: miete, infatti, meno vittime rispetto alle neoplasie pancreatiche o epatiche. Spesso questo tipo di tumore si presenta in forma benigna, sotto forma di innocui noduli alla tiroide.
Evitiamo quindi inutili allarmismi e scopriamo insieme quali sono i segnali sospetti da riferire al nostro medico di fiducia.
I sintomi del tumore alla tiroide
I sintomi di un tumore alla tiroide possono essere molteplici. Generalmente la sintomatologia è ben precisa, ma solo raramente viene diagnosticato al suo stadio iniziale, quando è spesso asintomatico. Una volta che segni e sintomi iniziano a manifestarsi, possono comparire:
- difficoltà della respirazione;
- alterazione della fame;
- tiroide ingrossata;
- perdita di peso;
- raucedine;
- tosse cronica;
- inappetenza;
- difficoltà della deglutizione;
- dolore al collo;
- gonfiore dei linfonodi del collo;
- sensazione di corpo estraneo alla gola;
- tumefazione del collo;
- mal di gola;
- presenza di un nodulo duro all’altezza del collo;
- rapido aumento delle dimensioni del nodulo, in poche settimane o mesi.
Un nodulo sospetto
Il segno più comune del tumore della tiroide è la presenza di un nodulo nella ghiandola: è possibile sentirlo con le dita, toccando il collo in corrispondenza della tiroide. Ma niente paura: solo nel 5-10% dei casi si tratta di noduli tiroidei maligni, nei restanti casi si tratta di innocue forme benigne.
Cos’è il tumore alla tiroide
Il tumore alla tiroide prende origine dalla crescita anomala delle cellule di questa ghiandola endocrina, che si trova nel collo sotto la cartilagine tiroidea.
I tumori benigni non provocano particolari disturbi e spesso passano del tutto inosservati. Sebbene la maggior parte delle volte i tumori tiroidei siano benigni, non è da escludere che anch’essi possano evolversi e trasformarsi in tumori maligni.
In alcuni casi i tumori maligni alla tiroide possono anche diffondersi nel corpo infiltrando le zone limitrofe, oppure attraverso il sistema linfatico o i vasi sanguigni.
Scopriamo quali sono le varie tipologie in cui si può presentare questa neoplasia.
Carcinoma papillare
Si tratta della forma più diffusa – circa il 75% – di carcinoma di natura maligna della tiroide. Con una crescita lenta, può dare vita a metastasi nei linfonodi del collo.
Si presenta solitamente tra i 30 e i 50 anni. La sua prognosi è ottima: se trattato adeguatamente, si ha una sopravvivenza a 10 anni del 93% circa.
Carcinoma follicolare
Rappresenta circa il 15% dei carcinomi della tiroide e il secondo di natura maligna per frequenza. Tra i suoi fattori di rischio ci sono le radiazioni ionizzanti e il sesso femminile. Può provocare metastasi a distanza, diffondendosi per via ematica e per via linfatica.
Interessa soprattutto noi donne dopo i 50 anni. Mantiene una prognosi relativamente positiva: il tasso di sopravvivenza a 10 anni è pari a circa l’85%.
Carcinoma anaplastico
Tumore raro e aggressivo con metastasi a distanza precoci: rappresenta, infatti, il 2 per cento circa delle neoplasie tiroidee di natura maligna. Difficile da trattare, è caratterizzato dall’aumento delle dimensioni della ghiandola e invade le zone vicine, come la trachea e l’esofago fino a giungere a polmoni, ossa ed encefalo.
L’insorgenza è tipica in chi ha altre lesioni neoplastiche silenti di tipo follicolare o papillare. La sopravvivenza a 5 anni è soltanto del 7-14 per cento: dalla diagnosi, generalmente, si vive solo per pochi mesi.
Carcinoma midollare
Rappresenta circa il 5% dei tumori tiroidei. Ha origine dalle cellule parafollicolari ed è caratterizzato da elevati livelli di calcitonina.
Può essere la manifestazione di sindromi genetiche. Tende ad andare in metastasi soprattutto nelle zone di polmoni, fegato e ossa. La sopravvivenza a 10 anni è di circa il 75%.
La diffusione
Il carcinoma della tiroide è considerato una neoplasia rara: rappresenta infatti circa il 3-4% dei tumori umani.
L’incidenza è di circa 15-18 casi ogni 100 mila abitanti per le donne, ma il numero delle diagnosi è aumentato negli ultimi anni. Questo probabilmente è dovuto alla maggior prevenzione che ha portato a più ecografie tiroidee e, dunque, alla scoperta di piccoli carcinomi asintomatici.
Le cause del tumore tiroideo
Più che di cause, è più corretto parlare di fattori di rischio per lo sviluppo del tumore alla tiroide. Tra questi ci sono:
- predisposizione genetica;
- sesso femminile;
- esposizione a radiazioni ionizzanti;
- Tiroidite di Hashimoto, malattia in cui il sistema immunitario attacca la ghiandola della tiroide;
- età tra i 40 e i 60 anni;
- Sindrome di Cowden, malattia genetica che provoca delle escrescenze sulla pelle, nella bocca e nel naso;
- adenoma tiroideo, escrescenza non cancerogena nella ghiandola tiroidea;
- poliposi adenomatosa familiare, malattia genetica che provoca delle escrescenze nell’intestino;
- gozzo, che nel tempo può evolversi in formazioni cancerose.
Il tumore alla tiroide pare essere più comune in quelle persone che sono state esposte a materiale radioattivo – ad esempio, dopo Černobyl’ – o a radioterapia sul collo per via di altre neoplasie.
La diagnosi
Alla comparsa di sintomi sospetti, è consigliabile contattare immediatamente il medico che saprà effettuare la diagnosi corretta e indicarti eventuali analisi di approfondimento. Esami della tiroide, visita medica e lo studio dei sintomi sono di aiuto, ma ulteriori test potrebbero essere necessari per completare il quadro clinico: ad esempio, indagini citologiche, laboratoristiche e strumentali. Il medico potrebbe decidere di effettuare:
- palpazione del collo: consente di individuare la presenza di eventuali noduli;
- esami del sangue: è possibile controllare il numero degli ormoni tiroidei, della calcitonina, del TSH, degli anticorpi antitireoglobulina e degli antitireoperossidasi. Un’eventuale modifica dei livelli ormonali potrebbe essere indice di una patologia autoimmune, infiammatoria o tumorale;
- ecografia: consente di studiare la morfologia della tua tiroide, mettendo in evidenza la presenza di eventuali noduli al fine di valutarne le caratteristiche;
- scintigrafia tiroidea: grazie a piccole radiazioni emesse da un radiofarmaco iniettato per via endovenosa, permette lo studio funzionale della tiroide. I noduli “caldi” che assorbono una maggiore quantità di iodio non hanno, solitamente, natura tumorale. I noduli “freddi” assorbono meno iodio e possono essere dei tumori;
- agoaspirato: la conferma della diagnosi di cancro tiroideo si può ottenere tramite questo metodo del tutto indolore prelevando, con una siringa ad ago sottile, dei piccoli campioni di cellule della tiroide da analizzare in laboratorio;
- TAC: permette di studiare le caratteristiche dell’eventuale nodulo tiroideo e della tua ghiandola, oltre che dei linfonodi del collo;
- risonanza magnetica: anch’essa consente di analizzare al meglio la tiroide e il nodulo eventuale;
- test genetici: questi possono essere indicati nel caso di carcinoma midollare della tiroide, visto che tale tumore può avere un andamento familiare.
Tali esami permettono di capire le dimensioni del tumore, oltre a individuare eventuali metastasi a distanza.
Le terapie
Il trattamento da intraprendere dipenderà dalle tue condizioni di salute e andrà concordato anche in base allo stadio e al tipo di malattia. Per i tumori piccoli o senza fattori di rischio, il medico potrebbe consigliarti un’attenta osservazione senza interventi particolari.
La tiroidectomia
In caso di tumore maligno, la scelta ricade solitamente sull’asportazione della tiroide o tiroidectomia: tale intervento chirurgico può avvenire parzialmente o in modo completo, accompagnandosi o meno alla rimozione anche dei linfonodi locali. Possono però presentarsi delle complicanze come l’ipotiroidismo e, più raramente, danni ai nervi inerenti alle corde vocali o infezioni. L’ipotiroidismo è dovuto alla carenza di ormoni tiroidei, ma può essere compensato grazie all’assunzione quotidiana di una compressa che li contenga.
La lobectomia
A seconda dei casi, si può intervenire con una lobectomia o istmectomia, cioè con l’asportazione della sola parte coinvolta e del pezzo di tiroide che unisce i due lobi. Anche in tal caso, dovrai iniziare una terapia sostitutiva con ormone tiroideo per tutta la durata della vita.
Lo iodio radioattivo
Quando non è possibile procedere con la tiroidectomia, si può ricorrere allo iodio radioattivo: può essere utile per l’eliminazione di eventuali metastasi, in quanto le cellule tumorali possono incamerare iodio. In questo caso i rischi sono ridotti, ma è comunque meglio che tu eviti di entrare in contatto con donne in gravidanza o bambini nella settimana successiva al trattamento.
Il medico potrebbe ricorrere alla radioterapia e alla chemioterapia per le metastasi diffuse alle ossa, oltre che nel caso in cui le terapie standard non dovessero far effetto.
La prevenzione
Per provare a prevenire eventuali problemi alla tiroide, possiamo assumere iodio in quantità adeguate, ad esempio tramite il consumo di sale iodato.
Non esistono forme di screening mirate alla prevenzione del tumore alla tiroide. Effettuare dei periodici controlli dal medico è senza alcun dubbio il metodo migliore: assicurati di eseguire la palpazione della ghiandola una volta all’anno e di fare gli opportuni esami del sangue, per poter individuare eventuali anomalie di questa importante ghiandola.
La prognosi
Infine, si muore di tumore alla tiroide? Nella maggior parte dei casi questo è curabile e il tasso di sopravvivenza è migliorato anche nelle forme più aggressive: il merito è dell’aumento dei controlli e dei nuovi farmaci a disposizione.
La prognosi dipenderà dal tipo di tumore, dalla tempestività di intervento e dalla gravità della condizione, oltre che dalla tua età e dallo stato di salute. Gli adenocarcinomi papillari o gli adenocarcinomi follicolari hanno una prognosi favorevole nell’85% dei casi a distanza di 5-10 anni. I carcinomi anaplastici sono invece più difficili da curare.