Le partite IVA si sentono parte di una categoria svantaggiata. I pochi elementi positivi della loro condizione particolare, come la libertà organizzativa e il non dover dipendere da un capo, sembrano infatti non equilibrare le numerose penalizzazioni che devono affrontare.
Chi ha una partita IVA non gode di alcuna tutela sociale. Niente ferie pagate, niente malattia o maternità. E niente cassa integrazione, tranne l’ISCRO, che è limitata e difficile da richiedere. Deve però affrontare una burocrazia avvilente, fatta di contributi, dichiarazioni, fatture, note di credito. E un peso fiscale spesso soverchiante.
Tra imposte varie, contributi e spese, il più delle volte il guadagno netto è misero rispetto al lavoro svolto. Tutto ciò con guadagni incerti. Proprio per andare incontro alle partite IVA, il Governo ha introdotto una nuova sanatoria.
Il Senato ha infatti approvato il Decreto Fiscale 2025. Il via libera è arrivato lo scorso 29 luglio. E il cuore dell’iniziativa politica è una sanatoria fiscale chiamata “ravvedimento speciale” e destinata alle partite IVA che aderiranno al concordato preventivo biennale per il periodo 2025–2026.
Non si tratta di un condono fiscale, né di un’amnistia per i debitori. Il Governo parla di regolarizzazione. E lo Stato tende una mano non perché ha deciso di favorire le povere partite IVA, ma perché, come al solito, ha bisogno di soldi…
Sanatoria per le partite IVA: tutti i benefici
La sanatoria è comunque un’occasione importate. Può aiutare le partite IVA a regolarizzare le annualità fiscali dal 2019 al 2023 con aliquote agevolate. Secondo il decreto, l’imposta sostitutiva verrà calcolata in base al punteggio ISA. Cioè all’indice sintetico di affidabilità fiscale.

E chi aderisce eviterà controlli futuri su quelle annualità. Inoltre è prevista una rateizzazione. Gli interessati potranno versare il dovuto in dieci rate, a partire dal 15 marzo dell’anno prossimo. Con un punteggio ISA fra 8 e 10, l’aliquota è al 10% e la maggiorazione della base imponibile andrà dal 5 al 10%. Il punteggio da 6 a 8 implica un’imposta sostitutiva del 12% e una maggiorazione del 20%.
Un ISA da 4 a 6 vede il 15% di imposta e il 30% di maggiorazione. Con 3 o 4 di ISA, l’imposta è al 15%, la maggiorazione al 40%. Con un ISA di 3 o minore di 3, l’imposta è al 15% e la maggiorazione della base imponibile al 50%. In pratica, è il principio meritocratico applicato al fisco.
Le condizioni di base sono l’adesione obbligatoria al CPB entro il 30 settembre 2025 ma solo per chi non ha già aderito al CPB 2024–2025. Ci vuole poi un pagamento minimo di 1.000 euro per anno.
Il decreto introduce anche una riforma dei controlli fiscali. D’ora in poi la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate devono motivare ogni accesso in azienda. E il contribuente avrà il diritto a essere informato e assistito durante le verifiche.