Buoni pasto, la diffusione di questi tagliandi di acquisto da usare per la spesa in ambito alimentare conosce una diffusione ed una utilità che sono vecchi di decenni. E con gli stipendi che non tengono il passo dei costanti aumenti e del carovita che continua ad esserci, malgrado i proclami di ottimismo di alcuni esponenti di governo, l’utilità dei buoni pasto continua ad essere di una certa importanza. Dal 2019 in poi il potere di acquisto è calato in maniera importante.
I più recenti dati Istat riferiscono di un sonoro -10,5%, cosa che si fa portavoce in maniera netta di quelle che sono le tante difficoltà che le famiglie stanno vivendo in questo preciso momento storico, economico e sociale in Italia. In questo quadro, i buoni pasto forniti dai datori di lavoro si faranno portatori di un ulteriore aiuto per chi ne percepisce. La loro presenza poi è prevista anche nella legge di bilancio annuale, che di anno in anno viene studiata dall’esecutivo in carica.
Qual è l’importo dei buoni pasto?
Anche per la Legge di Bilancio del 2026 i buoni pasto ci saranno come sempre, ma con una sostanziale novità, a quanto pare. Perché c’è una proposta per fare si che la soglia esentasse venga alzata a 10 euro, dagli attuali 8 euro. Una cosa che comporterebbe una spesa per lo Stato di 75 milioni di euro in media. Ma che andrebbe visto più come una sorta di investimento, dal momento che mettere in atto questa misura andrebbe a comportare fino a 500 euro in più per ogni lavoratore avente diritto a percepire dei buoni pasto.

Cosa che, contro l’inflazione persistente, viene vista come una forma di aiuto di non poco conto. La legge ad oggi prevede una soglia esentasse di 4 euro per i buoni pasto di carta e di massimo 8 euro per quelli emessi in maniera digitale. Superare quest’ultimo valore comporta la messa in atto di una apposita tassazione e tutto ciò viene considerato alla stregua di un normale reddito di lavoro. Per cui è facile immaginare come alzare questa soglia esentasse a 10 euro rappresenterebbe una importante mano tesa per il portafogli e per il borsellino di non pochi lavoratori e lavoratrici.
Però anche le aziende potrebbero gioire non poco della cosa, dal momento che tale mossa comporterebbe anche la introduzione di alcuni vantaggi in fatto di fiscalità. Tutto molto bello, se non fosse che non tutti gli esercenti accettano i buoni pasto. I quali comportano comunque dei costi che proprio gli esercenti devono anticipare, oltre ad attendere i relativi rimborsi da parte delle società emittenti coinvolte.
Questi buoni come ottimo strumento contro il carovita
Un altro aspetto che ha un certo peso è il fatto che ha fatto il suo esordio un limite alle commissioni del 20% vigente da tempo, e che è stato abbassato al 5%, in base a quanto riportato all’interno del ddl Concorrenza 2024.
Questo fa si che siano stati abbassati i costi operativi per gli esercizi pubblici, anche se abbassare le commissioni potrebbe essere una causa di limitazione della libertà di mercato e di una salita dei costi a danno delle imprese che emettono i buoni pasto. La discussione in proposito è importante, perché ci sono in media circa tre milioni e mezzo di persone che in Italia fanno uso dei buoni pasto.
I quali possono essere utilizzati tanto per acquistare il pranzo o la cena in pausa pranzo nel mezzo dell’orario di lavoro quanto nel proprio tempo libero, quando si va a fare la spesa. E sono 150mila in media le imprese fornitrici di questi buoni e 170mila le attività che sono convenzionate. E per quando fai la spesa ci sono dei consigli utili che ti faranno risparmiare più di quanto tu possa pensare.