Un’importante novità per gli italiani alle prese con sanzioni e multe. Con la Sentenza n. 4187/2025 la Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale per la tutela dei diritti fiscali dei contribuenti. In particolare di coloro che commettono errori nelle loro dichiarazioni fiscali. Di norma, in presenza di errori materiali o di puro calcolo, l’AdE interviene richiedendo la correzione e l’eventuale pagamento della differenza dovuta.
Tutto si fa più complicato in caso di dichiarazione infedele. Quando il contribuente omette dei redditi o dichiara detrazioni non spettanti, può essere soggetto a delle sanzioni piuttosto pesanti. Di solito si parte da multe che vanno dal 90% fino al 180% dell’imposta non versata. Se invece la dichiarazione viene omessa (cioè non presentata, come capita agli evasori totali), la sanzione diventa particolarmente severa. E nei casi più gravi l’omissione può portare a delle conseguenze penali.
Se l’AdE non interviene subito con richieste di correzione o sanzioni non bisogna credere di averla fatta franca. L’Agenzia ha infatti fino a cinque anni per verificare tutte le eventuali irregolarità contenute in una dichiarazione e notificare poi un accertamento. Per tutelarsi dal rischio di sanzioni, il contribuente può sfruttare diversi strumenti. Come per esempio il ravvedimento operoso. Se ci si accorge di un errore, lo si può correggerlo spontaneamente pagando una sanzione ridotta e gli interessi di mora. Chi ha presentato una dichiarazione errata può anche farsi avanti con una dichiarazione integrativa (una nuova dichiarazione corretta), proprio per evitare sanzioni più pesanti.
Niente doppia penalizzazione: meno sanzioni per la dichiarazione infedele
La nuova sentenza della Cassazione, la n. 4187/2025, introduce un’importante tutela per chi presenta una dichiarazione infedele, cioè con errori od omissioni, e poi la corregge con una dichiarazione integrativa. La sentenza afferma infatti che le eventuali irregolarità nei versamenti degli acconti che derivano da questa correzione non devono essere considerate violazioni separate. E quindi non devono essere soggette a ulteriori sanzioni.

Prima di questa pronuncia, l’AdE poteva applicare due sanzioni. La prima proprio per la dichiarazione infedele. E poi la seconda per il mancato versamento degli acconti corretti. Ora, invece, i contribuenti pagheranno solo una sanzione, quella legata alla dichiarazione infedele. S’introduce dunque maggiore tutela per chi corregge spontaneamente le proprie dichiarazioni. E si dà maggiore forza allo strumento del ravvedimento operoso. Secondo i giudici chi sbaglia ma si accorge del proprio errore e cerca di riparare non deve essere penalizzato con sanzioni multiple.
Si pone così fine a un lungo periodo di incertezza su come trattare tali casi. La Cassazione ha una volta per tutte chiarito che il comportamento del contribuente deve essere valutato nel suo complesso, evitando una doppia penalizzazione. Per le dichiarazioni trasmesse tardivamente ma entro il termine di novanta giorni, è prevista una sanzione fissa ridotta. In genere pari a un decimo della misura ordinaria. Invece, con le dichiarazioni infedeli corrette entro lo stesso termine, la sanzione viene calcolata in misura proporzionale. E anch’essa viene ridotta secondo i criteri del ravvedimento operoso.