I dati del report INPS che analizza il sistema pensionistico italiano mostra ancora disparità tra i generi dato che la pensione degli uomini risulta più alta rispetto a quella delle donne.
Il presidente Inps Gabriele Fava ha illustrato alla Camera il Rapporto annuale dell’Istituto da cui abbiamo potuto evincere alcuni dati netti. In sostanza il numero di pensioni in Italia risulta essere stabile, così come il numero dei pensionati che è pari a 16,3 milioni circa. Di questi il 51% sono donne.
Il dato stonato riguarda gli importi, gli assegni pagati alle donne sono più bassi rispetto a quelli liquidati agli uomini. Un trend che continua da anni e che dimostra il gap di genere nel trattamento pensionistico. Ma perché accade?
Perché la pensione degli uomini è più alta rispetto a quella delle donne
Il totale degli assegni pagati è in aumento del 4,5% e in particolare crescono le nuove prestazioni assistenziali, mentre tra quelle previdenziali si nota un incremento nelle pensioni di vecchiaia.
Cresce anche l’età media del pensionamento e passa dai 64,2 del 2023 al 64,8 del 2024, mentre l’età delle pensioni di vecchiaia è in media di 67,2 anni, quella delle anticipate si assesta a 61,6 anni.
Invece sono in flessione le pensioni anticipate nonostante l’introduzione della pensione a 62 anni, una possibilità di uscire prima dal mondo del lavoro con la Quota 103 al compimento di 62 anni.

Leggendo il Rapporto Annuale sulle pensioni italiane fornito dall’INPS emerge anche il fatto che le donne sono le maggiori beneficiarie degli assegni pensionistici (51%) ma percepiscono solo il 44% dei redditi pensionistici per un totale di 161 miliardi di euro contro i 204 miliardi degli uomini e anche se è aumentato del 4,4% l’importo medio lordo mensile, i soldi sono andati nelle tasche degli uomini per un ammontare pari a 2.180,93 euro e solo 1.610,36 euro per le donne.
Il motivo sostanziale è da ricercare negli stipendi più bassi per le donne che durante la carriera lavorativa guadagnano di meno. Inoltre l’Italia continua a registrare valori al di sotto della media europea, soprattutto per quanto riguarda il tasso di occupazione femminile.
Eppure il presidente Inps Gabriele Fava ha parlato di un sistema pensionistico solido grazie alle riforme degli ultimi decenni che: “Hanno contribuito a contenere l’incidenza della spesa pensionistica sul Pil, evitando rotture di sostenibilità“.
A lavorare sono 27 milioni di italiani, tuttavia, il problema delle nascite ridotte pone un allarme per il futuro: “La transizione demografica in corso richiede scelte coraggiose capaci di contrastare e governare il graduale invecchiamento della forza lavoro – ha aggiunto – e la contrazione di circa 5 milioni di persone in età lavorativa entro il 2040” ha evidenziato Fava, secondo le più recenti previsioni Istat.