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Ecco come sarà l’ufficio del futuro

Fino allo scorso anno la maggior parte di noi trascorreva buona parte del proprio tempo in ufficio, a lavorare insieme ai colleghi. Poi, la pandemia globale ha imposto alle aziende il ricorso al lavoro da remoto e tutti quanti abbiamo cominciato a lavorare da casa

Con l’introduzione dello smart working è cambiata l’interazione con i colleghi, sono cambiati i colloqui e le riunioni, oltre che le pause pranzo o caffè.

Inevitabilmente, questo ha portato a riflettere su come cambierà l’ufficio una volta terminata la situazione di emergenza sanitaria. Scopriamolo insieme.

Ecco come sarà l’ufficio post Covid

Tra le diverse proposte di ufficio post Covid, sicuramente la più innovativa è quella proposta dallo studio di architettura e consulenza Woods Bagot, con il progetto Working From Home, Working From Work.

Secondo gli ideatori del progetto, nonostante molte aziende si stiano già muovendo per mantenere (del tutto o in parte) il lavoro da remoto, non si può comunque dimenticare l’importanza dell’ufficio in cui si lavora.

Questo perché con lo smart working vengono meno diverse caratteristiche tipiche dell’ambiente di lavoro. L’ufficio infatti è importantissimo per l’interazione e per il contatto sociale, inoltre stimola la collaborazione con i colleghi e permette di sviluppare anche un certo senso di appartenenza.

Per questo, pensando all’era post Coronavirus, Woods Bagot ha proposto quattro diversi modelli di ufficio che si basano su una combinazione di lavoro da casa e lavoro in ufficio.

Modello Culture Club

Il modello Culture Club è fatto tutto di divani, tavolini e sedie. Non esistono le postazioni di lavoro singole. Tutte le varie mansioni individuali vengono svolte comodamente da casa e ci si reca in ufficio soltanto quando è necessaria la collaborazione con i propri colleghi.

Foto Woods Bagot

Modello In and Out

Il modello In and Out invece è pensato per tutte quelle aziende che continueranno a prediligere lo smart working e a permettere ai propri dipendenti di organizzarsi autonomamente il lavoro.

Si basa su un sistema a rotazione che permetterà di lavorare sia da casa che in ufficio, con spazi pensati per favorire sia il lavoro individuale che quello in team.

Foto Woods Bagot

Modello Community Nodes

Nel modello Community Nodes la maggior parte dei dipendenti lavora fuori casa, solo che invece di riunirsi in un ufficio centralizzato, i lavoratori si possono recare in uffici diversi, in base alla comodità e alla vicinanza a casa, in modo da ridurre l’uso dei trasporti pubblici.

Inoltre, offre uno spazio centrale comune, tipo il modello Culture Club, dedicato all’interazione tra colleghi.

Foto Woods Bagot

Modello Collective

Il modello Collective prevede l’esistenza di un open space in cuui le persone lavorano in piccoli team, in modo da evitare assembramenti e stare a contatto solo con i colleghi strettamente necessari.

Foto Woods Bagot

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Mariangela Masiello

Sono nata e cresciuta in Basilicata, ma a 18 anni ho fatto i bagagli e sono andata via dalla mia terra. Leo Spitzer diceva che “L’umanista crede nel potere che la mente umana ha di indagare se stessa”. Così, presa dall’impeto di affinare il mio pensiero critico, ho conseguito prima la laurea in Lettere e poi quella Filologia. Poiché non ne avevo ancora abbastanza ho deciso di trasferirmi a Milano e di diplomarmi alla Scuola di Giornalismo dell’università Cattolica del Sacro Cuore. Attualmente collaboro con Alanews nella produzione di contenuti per il network Deva Connection.

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