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Attualità

Damiano dei Maneskin prende le distanze dalle affermazioni di Grillo sullo stupro

Anche Damiano dei Maneskin scende in campo contro le parole di Beppe Grillo, che ieri ha pubblicato un video in cui difende pubblicamente il figlio Ciro, accusato, insieme ad altre tre persone, di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una coetanea conosciuta in vacanza.

Caso Ciro Grillo, il padre Beppe difende il figlio

A scatenare la reazione di Damiano sono state le parole di Grillo, che, oltre a difendere il figlio dalle accuse, ha minimizzato l’accaduto e screditato pubblicamente la versione delle giovane coinvolta. “Perché non  li avete arrestati? Ce li avrei portati io in galera a calci nel culo. Non lo avete fatto perché vi siete resi conto che non è vero niente“, afferma Grillo nel video. “Una persona che viene stuprata la mattina, al pomeriggio va in kitesurf e dopo otto giorni fa la denuncia…Vi è sembrato strano. Lo è“, sono queste le parole scioccanti pronunciate ieri dalla figura ispiratrice del Movimento 5 Stelle, che sostiene come la ragazza fosse consenziente.

Damiano parla della difficoltà di denunciare uno stupro

Ma la reazione di Damiano non si è fatta attendere, unendosi al coro di donne e uomini abusati, che ricordano quanto sia difficile sporgere denuncia, dopo aver subito una violenza sessuale. “Voglio premettere che non sono io il pm e non sta a me giudicare l’innocenza o la colpevolezza, ma voglio soltanto parlare alle persone che avvalorano la tesi che uno stupro denunciato dopo otto giorni non era stupro. Non è così“, esordisce Damiano, riferendosi al caso Grillo, seppure in modo indiretto.

Foto Instagram | @ykaaar

Ci sono donne che si rendono conto del fatto anche molto tempo dopo e trovano il coraggio di denunciare molto tempo dopo“, sottolinea il frontman dei Maneskin in una Instagram Story. “Perché c’è proprio un problema proprio di fondo e di educazione. Quindi vi chiedo di informarvi e di astenervi da dichiarazioni tanto disumane“, conclude il cantante, appellandosi ai suoi follower.

In Italia si può denunciare entro 6 mesi: ma sono sufficienti?

Ad avvalorare l’intervento di Damiano, ci sono dati scientifici, che mostrano come i tempi per elaborare un trauma siano variabili. L’ordinamento italiano permette di presentare querela entro sei mesi dai fatti, così da permettere alla vittima di rielaborare il trauma e trovare la forza di sporgere denuncia. Ma spesso neppure sei mesi sono sufficienti a elaborare l’accaduto, come sottolineano diversi esperti, tra cui la filosofa Michela Marzano. “Bastano veramente sei mesi per denunciare una violenza sessuale? Sono sufficienti per recuperare le parole, superare la vergogna, trovare la forza, recarsi in una questura o in un commissariato, affrontare gli sguardi altrui, raccontare la violenza subita?“, si chiede la filosofa in un articolo del 2017.

Linda Pedraglio

Mi chiamo Linda Pedraglio. Sono nata e cresciuta in un piccolo paese vicino al lago di Como, ma, fra studio e lavoro, ho avuto modo di vivere città diverse: l’Erasmus a Helsinki, gli anni dell’università a Milano, il corso di giornalismo a Firenze. Sogno una piccola casa sul lago, piena di libri, che sono il mio affaccio sul mondo, e un orto di pomodori e peperoncini. Attualmente, collaboro con Alanews nella produzione di contenuti per il network Deva Connection, dove mi occupo di donne, salute e benessere, con qualche incursione nel percorso di emancipazione femminile.

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