Cosa s’intende quando parliamo di annessite? quali sono i suoi sintomi, le sue cause e qual’è la terapia giusta?
Col termine di annessite si fa riferimento all’infiammazione che interessa gli annessi dell’utero, cioè ovaie e tuba di Falloppio, anche chiamata salpinge uterina, che è il condotto percorso dall’ovulo nel suo spostamento verso l’utero. Studi recenti hanno stimato che l’annessite è una condizione che colpisce molto donne, sopratutto le giovani di età compresa tra i 20 e i 25 anni, che svolgono un’intensa attività sessuale. Il problema coinvolge circa il 30% dei problemi ginecologici per cui una donna si rivolge al proprio ginecologo. Raramente, l’annessite si presenta durante l’adolescenza o dopo la menopausa.
L’annessite può essere sia cronica che acuta. Nel primo caso, c’è una rapida evoluzione dei sintomi, per i quali è importante agire in breve tempo a causa dei forti dolori, simili alle coliche site nel basso ventre e nella regione lombo-sacrale. Se non tempestivamente curata, può evolvere nella forma cronica. L’annessite acuta può essere anche accompagnata da sintomi come:
Nel caso la patologia sia cronica, si è in presenza di un lento e progressivo peggioramento delle condizioni di salute della paziente, a cui possono alternarsi periodi di recessione dei sintomi della malattia a periodi di riacutizzazione. Generalmente, i sintomi non si discostano molto da quelli relativa all’ennessite acuta, ma risultano più dolorosi e di lunga durata, specialmente in seguito a sforzi fisici di consistente entità. In alcuni casi, la cronicizzazione della malattia infiammatoria ha causato la sterilità della donna. Altri sintomi riguardano:
L’età più colpita è quella della maturità sessuale. Spesso, infatti, questa malattia viene confusa con i normali dolori dell’ovulazione, molto frequenti durante il ciclo mestruale. L’infiammazione degli annessi uterini è di solito determinata dalla proliferazione di alcuni batteri, tra i quali i stafilococchi, gli streptococchi, i gonococci, i bacilli tubercolari e la chlamydia, un microrganismo responsabile di una delle più comuni malattie a trasmissione sessuale. Lo sviluppo di questi batteri nell’utero può avvenire in seguito a rapporti sessuali non protetti, per via ematica o linfatica, e attraverso la mucosa uterina. Tuttavia, la creazione di un ambiente favorevole alla formazione batterica può avvenire anche dopo un parto o un aborto.
L’annessite ha, inoltre, cause di origine termica, soprattutto in seguito a irrigazioni vaginali troppo calde, o troppo fredde, e talora per stimolo meccanico, come avviene per esempio dopo l’introduzione di un dispositivo intrauterino, come la spirale anticoncezionale.
La diagnosi dell’annessite viene accertata da un’ecografia pelvica in seguito alla richiesta della paziente che lamenta i dolori sopra descritti. Inizialmente, la terapia per curare l’annessite è mirata all’eliminazione del battere patogeno che ha scatenato l’infiammazione; in secondo luogo, alla guarigione della paziente.
Nel caso della cronicizzazione dell’annessite, il medico può consigliare la somministrazione di specifici antibiotici per l’agente patogeno definito come responsabile della malattia. Indispensabile sarà, poi, eseguire una corretta ed accurata igiene intima, in modo da non trascinare i batteri intestinali, presenti nella zona anale, verso la vagina e l’uretra.
Nei casi più gravi di infiammazione degli annessi, c’è la possibilità di dover intervenire chirurgicamente sul problema, per l’escissione dei tessuti malati e la conservazione della capacità produttiva. L’intervento più praticato, in seguito all’acutizzazione dell’annessite sulle tube, è la salpingectomia, ovvero la rimozione di una o di entrambe le tube uterine. Quest’operazione viene consigliata dal medico se si è in presenza di un’infezione delle salpingi, che provoca la formazione di pus nella zona interessata. Se la rimozione riguarda un’unica tuba, la salpingectomia non ha conseguenze sulla fertilità della paziente. Al contrario, un intervento bilaterale comporterà una sterilità definitiva.