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Pj19 di Vetrya, l’app per tracciare il coronavirus: dallo smartphone potremo contribuire a salvare l’Italia

Potremo dare tutte un ulteriore contributo a fermare il coronavirus in Italia usando semplicemente una app dal nostro smartphone: Pj19 potrebbe essere presto disponibile da scaricare, su Playstore e anche su iTunes, per monitorare i dati relativi al virus e trasmetterli alle autorità di competenza.

Si tratta di un sostegno fondamentale per cercare di uscire dall’emergenza il prima possibile: perché tenere traccia di sintomi, spostamenti, interconnessioni e contagi è alla base dell’intervento che lo Stato e le strutture preposte possono mettere in atto per trainarci fuori da questa crisi.

Perché una app per tracciare il coronavirus (e perché tracciare il coronavirus)

Cosa significa innanzitutto tracciare il coronavirus? Si tratta di fornire alle strutture sanitarie e competenti tutti i dati possibili inerenti il virus. E questo a sua volta vuol dire incrociare parametri vitali, sintomi, relazioni fra persone, rischi, esposizione al contagio, guarigioni, e via discorrendo.

Mappare è la parola chiave: le persone devono poter essere tenute sotto controllo dalle autorità, non per limitare la nostra libertà, che in ogni caso in questo momento si trova in secondo rispetto alla salvaguardia della salute di tutti, ma per venirci incontro, per attuare misure di contenimento e di intervento tempestive, e infine per arginare il più possibile i contagi, permettendoci così di tornare quanto prima alla vita “normale”. Alla vita di prima.

L’obiettivo è quello di tracciare la diffusione, ricavare correlazioni tra individui e fornire alle strutture competenti l’andamento della distribuzione del Covid-19 consentendone una analisi dettagliata su base dati in tempo reale e permettendo di tracciare i contaminati su una mappa.

Sono giorni che i virologi e gli esperti chiedono una mappatura dettagliata di questi dati, utili anche a fare previsioni e a ipotizzare soluzioni definitive. E in effetti sappiamo che in Corea un modello simile sta avendo successo nel limitare i contagi.

Ottenere tutte queste informazioni senza la tecnologia sarebbe impossibile: ma, per fortuna, l’era di innovazione in cui ci troviamo ci mette a disposizione strumenti talmente potenti da poter rendere reali scenari che fino a qualche decennio fa erano solo fantascienza.

Quindi una app, la Pj19, che risponde ad un bando del Governo lanciato appositamente per fronteggiare l’emergenza; sviluppata da Vetrya, una società leader nel settore delle soluzioni digitali, che promette facilità d’uso, puntualità nell’elaborare i dati, interconnessione con i principali attori sanitari e statali coinvolti in questa situazione, nonché in ultimo la tutela della nostra privacy come cittadini.

Al fine di garantire il rispetto di tutte le norme dettate dalla privacy, infatti, la piattaforma di analisi e ricezione dei dati verrà installata presso SOGEI, la Società di Information Technology 100% del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

“È il nostro contributo al Paese, per supportarlo nella lotta al Covid-19 nel rispetto dei dati degli italiani”, dice Luca Tomassini, Founder, Chairman e CEO di Vetrya.

«Si tratta di una soluzione tecnologica per intero frutto delle competenze italiane che si avvale del supporto del CNIT, il Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni che consorzia 37 università italiane e 8 unità di ricerca presso il nostro CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) e che intende tutelare nel migliore dei modi il rispetto della privacy e le esigenze di protezione dei dati degli italiani», spiega ancora Tomassini.

Soltanto una app, che ci raggiunge facilmente, che è a portata di mano, di palmo, di dito, poteva rispondere alle esigenze di una mappatura di dati così complessa e articolata: Pj19 utilizzerà infatti delle interfacce di dialogo tra noi e le strutture coinvolte, e un sistema di mapping basato su intelligenza artificiale, che grazie anche a strumenti di geolocalizzazione monitorerà gli spostamenti dei singoli individui e stabilirà le relazioni fra le persone in base alle interconnessioni che riuscirà a rilevare, per integrare e incrociare tutto ciò che servirà a scienziati, medici e tecnici a risolvere l’emergenza coronavirus.

Come funzionerà l’app Pj19 per tracciare il coronavirus

Non conosciamo ancora ufficialmente il funzionamento preciso di Pj19, ma secondo quel che è stato dichiarato si tratterà di una app che ci aiuterà intanto in prima persona a monitorare i nostri parametri vitali e quindi la nostra salute; che ci terrà in contatto con le strutture sanitarie e gli enti competenti, facendoci anche sentire in qualche modo più sicure; che monitorerà ogni nostro spostamento, ricordandoci quanto è importante in questo momento rimanere in casa il più possibile, prendere tutte le precauzioni del caso, seguire le regole e tenere duro; e che infine ci farà sentire utili al conseguimento di uno scopo finale, che interessa davvero tutti: il superamento dell’emergenza, la serenità di non rischiare più la salute per noi e per tutti i nostri cari, la libertà riconquistata per poter uscire, socializzare, lavorare, in una parola vivere, così come eravamo abituate. E chissà, forse ancora meglio di prima.

Dovremo quindi scaricare l’app, forse indossare un braccialetto bluetooth e tenere i nostri smartphone sempre a portata di mano. Insomma niente che già non facciamo in altri modi, sui social ad esempio, o utilizzando tutte quelle app che ci servono per pianificare la giornata, per controllare come stiamo, per monitorare i nostri progressi come le app di Health collegate a bilance impedenziometriche e a smart band.

Quindi niente di così complesso da usare, né tantomeno di troppo invasivo o distraente: il nostro contributo sarà easy, ma assolutamente fondamentale!

Olivia Calò

Giornalista, cantante, coach, musicista. Scrivo per testate online dal 2006 (Blogo, Cosmopolitan, Nanopress, Mondadori), canto molti generi, dal lirico al rock (in gruppi vocali a cappella come il Minuscolo Spazio Vocale e in band metal come i Synthesion), insegno canto, dirigo cori in licei e aziende, ma coordino anche un ufficio, e suono il sassofono in una banda paramilitare, oltre alla batteria a tempo perso. Chi sono dunque? Una che non è mai stata semplice, una che non si accontenta, una che cade spesso e si rialza sempre, anche quando attraversa in moto la città più bella del pianeta, quella che vedo dalla mia veranda sul mondo. Sono felice quando leggo, quando viaggio, quando guardo, quando imparo. Quando mordo la vita. Con me stessa. Con la mia famiglia. E con gli amici.

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Olivia Calò