Il linfoma di Hodgkin è un tumore maligno del sistema linfatico che ogni anno colpisce circa 3 persone ogni 100.000, con un’incidenza maggiore negli uomini rispetto alle donne, interessando più frequentemente sia la fascia di età fra i 15 e i 35 anni, e sia quella dopo i 50 anni. Uno dei due tipi di tumori al sistema linfatico più comuni, è una malattia che è generata da un’unica sede linfonodale, e che si espande lungo i vasi linfatici o anche per via ematica.
Il primo sintomo del linfoma di Hodgkin è la presenza di un linfonodo ingrossato superficiale non dolente, localizzato generalmente al collo, alle ascelle o all’inguine. Altri sintomi possono includere una febbre di lunga durata, una sudorazione eccessiva, un prurito diffuso e un dimagrimento non giustificato. Ma alcuni sintomi possono essere generati dalla localizzazione della malattia, portando tosse e mancanza di respiro nel caso di linfonodi ingrossati fra i polmoni, anemia se nel midollo osseo, dolori se nell’addome.
Le cause del linfoma di Hodgkin sono ancora sconosciute, ma è stato accertato che esistono dei fattori che possono portare allo sviluppo della malattia, e questi sono un’infezione da virus di Epstein-Barr, il virus della mononucleosi infettiva, e la depressione del sistema immunitario.
La diagnosi del linfoma di Hodgkin richiede un’analisi istologica del linfonodo su cui va ricercata la presenza della cellula di Reed-Sternberg.
Il linfoma di Hodgkin classico presenta quattro varianti:
La diagnosi deve prevedere anche l’analisi dell’estensione del linfoma che si effettua attraverso indagini strumentali quali una tomografia computerizzata (TC) del torace, dell’addome e della pelvi, una tomografia ad emissione di positroni (PET) e una biopsia osteomidollare.
La terapia del linfoma di Hodgkin varia a seconda dello stadio della malattia, della sua localizzazione e delle condizioni generali del paziente, ed è considerato uno dei tumori potenzialmente guaribili, con una media delle guarigioni che va oltre l’80%.
Nella maggior parte dei casi viene scelto un trattamento chemioterapico seguito dalla radioterapia.
Terminato il trattamento si devono eseguire controlli ambulatoriali periodici ogni 3-4 mesi per i primi 2 anni, ogni 6 mesi fino ai 5 anni, e poi annualmente fino a 10 anni, perchè esiste il caso in cui il tumore si ripresenta a distanza di tempo. Quando ciò si verifica viene messa in atto una terapia di salvataggio dove vengono utilizzati farmaci chemioterapici più forti rispetto alla terapia standard utilizzata precedentemente.