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Elliot Page appare sulla copertina del Time per la prima volta dopo il coming out

Nella sua prima intervista dopo il coming out di dicembre, quando l’attore rivelò al mondo di essere transgender, Elliot Page ripercorre le tappe del percorso, dall’infanzia a oggi, che lo hanno portato ad accettarsi e a riconoscere pienamente la sua vera identità sessuale. In una società ancora dominata dalla paura del diverso e lacerata dalle discriminazioni, Elliot Page, a cui il Time dedica una splendida copertina, è il volto, la voce, il corpo di cui abbiamo bisogno ora più che mai.

Elliot Page racconta la reazione al suo coming out

Quando Elliot Page rivelò di essere transgender, si aspettava che la notizia venisse accolta con amore e odio allo stesso tempo. “Questo è essenzialmente quello che è successo“, racconta l’attore al Time. Ma quello che non si aspettava era quanto la sua storia avrebbe viaggiato. L’annuncio di Page, che lo ha reso una delle persone trans più famose al mondo, è andato in tendenza su Twitter in più di 20 paesi, facendo luce su una tematica spesso ignorata o affrontata attraverso i filtri della paura e del pregiudizio.

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L’attore ripercorre le tappe del suo percorso dall’infanzia a oggi

Sono davvero felice di recitare, ora che sono pienamente chi sono, in questo corpo. Non importano le sfide e i momenti difficili che ho dovuto passare, niente equivale a sentirsi come mi sento ora“, ha raccontato l’attore, un tempo Ellen Page, diventato famoso grazie alla sua interpretazione da Oscar nel film Juno. “Già a 9 anni mi sentivo un ragazzo. Volevo essere un ragazzo. Chiedevo a mia madre se un giorno avrei potuto esserlo“, racconta Elliot Page, che descrive la gioia provata quando, da bambino, si tagliò i capelli corti e le persone iniziarono a trattarlo da maschio.

Ma questa momento precoce di riconoscimento durò poco. “Sono diventato un attore professionista all’età di 10 anni. Naturalmente dovevo avere un certo aspetto, dovevo essere femminile“, racconta Page, che ammette di non essersi mai riconosciuto nel suo corpo di donna. “Per molto tempo non riuscivo nemmeno a guardare una mia foto“, spiega. La fama, il successo e riflettori costantemente puntati non facevano altro che acuire il suo stato di malessere, fino a quando, circa sei anni fa, annunciò di essere gay.

Dal suo coming out nel 2014, Elliot ha portato avanti una strenua battaglia per il riconoscimento dei diritti della comunità LGBT. In particolare, con la docu-serie “Gaycation“, mise a nudo le discriminazioni che colpiscono gay e trans, lesbiche e bisessuali, in diversi paesi del mondo. Dal Giappone agli Stati Uniti, dall’Ucraina al Brasile, la star di Juno raccontò cosa volesse dire “essere diversi” nella società di oggi.

La pandemia e la scelta di rivelare al mondo di essere transgender

Se questa rivelazione gli consentiva di vivere liberamente le sue relazioni sentimentali, d’altra parte non risolveva il suo profondo tormento interiore. Ma, con l’arrivo della pandemia, qualcosa ha iniziato a muoversi dentro Eliot, che ha avuto modo di riflettere sulla sua identità, sulla sua vita, lontano dai riflettori. “Ho avuto un sacco di tempo da solo per concentrarmi davvero su cose che , in tanti modi, inconsciamente, stavo evitando” dice. E infine: “Sono stato finalmente in grado di abbracciare l’essere transgender e lasciarmi diventare pienamente chi sono“.

Linda Pedraglio

Mi chiamo Linda Pedraglio. Sono nata e cresciuta in un piccolo paese vicino al lago di Como, ma, fra studio e lavoro, ho avuto modo di vivere città diverse: l’Erasmus a Helsinki, gli anni dell’università a Milano, il corso di giornalismo a Firenze. Sogno una piccola casa sul lago, piena di libri, che sono il mio affaccio sul mondo, e un orto di pomodori e peperoncini. Attualmente, collaboro con Alanews nella produzione di contenuti per il network Deva Connection, dove mi occupo di donne, salute e benessere, con qualche incursione nel percorso di emancipazione femminile.

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