L’arteriosclerosi è una patologia molto diffusa, ma è in fase di progettazione un vaccino in grado di impedire ai linfociti T di riconoscere il colesterolo “cattivo” e di scatenare l’infiammazione. L’arteriosclerosi, che è una delle cause principali alla base di gravi malattie cardiovascolari come l’ictus o l’infarto, si presenta quando i grassi e il colesterolo si depositano sulle pareti interne dei vasi sanguigni e delle arterie, provocando una riduzione o un’ostruzione del flusso sanguigno. Un gruppo di ricercatori svedesi, sembra, però aver trovato un modo per “spegnere” il recettore chiave che permette al sistema linfocitario T di individuare il colesterolo LDL, scatenando l’infiammazione vascolare.
Oltre alla predisposizione genetica, l’arteriosclerosi è favorita da una serie di fattori tra cui l’omocisteina alta, l’obesità, l’ipertensione, il fumo o il diabete. L’aspetto peggiore di questa malattia, è sicuramente il suo avanzare lento e silenzioso, i sintomi, infatti, si manifestano solo tardivamente.
Ma un gruppo di ricercatori svedesi, guidati dal dottor Göran Hansson, sta lavorando ad un vaccino in grado di ridurre l’arteriosclerosi del 60-70%. Gli studiosi, infatti, hanno scoperto che i linfociti T non attaccano le particelle di colesterolo depositato sulle pareti delle arterie quando sono ossidate, ma quelle trasportate dal fegato ai tessuti, dove vengono utilizzate.
Il dottor Hansson ha spiegato che:
Poiché la reazione al colesterolo LDL può essere dannosa, le cellule T sono normalmente tenute bloccate da segnali inibitori. I meccanismi di controllo dell’organismo funzionano bene finché l’LDL si trova nel sangue, nel fegato o nei linfonodi. Ma quando si accumula nelle pareti delle arterie questa inibizione non è più sufficiente, le cellule T vengono attivate e si arriva all’infiammazione.
Il vaccino creato dai ricercatori, così, avrebbe proprio il compito di “disattivare” il recettore chiave capace di individuare il colesterolo LDL e di provocare la reazione immunitaria. Al momento, gli esperimenti sono stati condotti esclusivamente su topi di laboratorio, ma gli studiosi stanno elaborando una versione utile anche agli esseri umani.