L’anoressia è la mancanza di appetito che porta a perdere peso, fino a rischiare la vita. Le cause dell’anoressia sono psicologiche, nella maggior parte dei casi, ma si può soffrire di questo disturbo alimentare anche in seguito a malattie di vario genere. È importante capire in breve tempo se si soffre di questa patologia, perché la morte per anoressia purtroppo è un’eventualità più che mai reale. Oggi poi, questa malattia tende a colpirci sempre prima, fin da bambine. Scopriamo i sintomi dell’anoressia e le testimonianze di chi è riuscita a uscirne.
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I sintomi dell’anoressia si possono dividere in due gruppi: comportamentali e fisiologici. I primi appaiono nella fase iniziale della malattia, specialmente se si tratta di anoressia mentale: questa, chiamata anche ‘anoressia nervosa’ , vede nel controllo del proprio peso l’unico modo per essere felice e soddisfatta. Si ha una distorta percezione di sé, ci si vede grasse anche se si è molto sottopeso: per capire di cosa stiamo parlando, provate a dare un’occhiata al video in apertura o alla nostra galleria di foto per riconoscere l’anoressia.
Generalmente il disturbo vede una vera e propria “fissazione” sulla propria forma fisica e sul cibo, che si manifesta con alcuni atteggiamenti tipici.
I sintomi fisiologici dell’anoressia sono, invece, segni del cambiamento che sta attraversando il nostro corpo; possono apparire anche quando il disturbo non ha origine alimentare, ma legata a patologie mediche che vedremo più avanti.
Attenzione comunque: se si tratta di anoressia nervosa, tra la prima e la seconda sintomatologia possono passare anche solo pochi mesi.
La comparsa dei primi sintomi dell’anoressia è più che mai veloce, ma anche subdola: inizialmente pensiamo che quelli che facciamo siano pensieri “normali”, ma in realtà stanno scavando un solco nella nostra mente. Questi possono comparire non solo se siamo in sovrappeso, ma anche se il nostro peso è perfettamente nella norma o addirittura se siamo già magre.
Non è una questione di taglia, ma di controllo. L’anoressia è un disturbo alimentare molto complesso e spesso riconosciamo i suoi segnali troppo tardi; scopriamo allora a quali sintomi prestare attenzione.
L’appetito è un concetto particolare nell’anoressia. La fame si sente, eccome. L’organismo necessita di nutrimento, così come la mente. Spesso allora si assiste a momenti di anoressia e bulimia insieme: abbuffate compulsive seguite da vomito autoindotto per liberarsi dal cibo ingerito oltre che dal senso di colpa.
Probabilmente questo è il passaggio fondamentale verso l’aggravamento del disturbo e i sintomi successivi.
Anche a livello fisico si assiste alla comparsa di tipici sintomi dell’anoressia: il corpo, privato troppo a lungo dei suoi nutrienti inizia a cedere. Prima lentamente e poi sempre più in picchiata; vediamo fisiologicamente cosa succede quando soffriamo di anoressia.
Oltre al controllo del peso spesso si pone l’accento, tra le cause scatenanti dell’anoressia, al rapporto madre-figlia: è stato infatti evidenziato come questo potrebbe essere uno dei motivi alla base di questo disturbo del comportamento alimentare.
Ma non solo: anche un ambiente familiare ostile o al contrario troppo protettivo possono portare a sviluppare alcuni comportamenti tipici dell’anoressia, così come il desiderio di liberarsi delle critiche sul proprio peso o di raggiungere una posizione lavorativa per cui la magrezza è fondamentale (come nel mondo della moda).
Anche patologie psicologiche, come il disturbo borderline della personalità o il disturbo ossessivo-compulsivo, possono essere alla base dello sviluppo dell’anoressia.
Non solo motivi psicologici, però: tra le cause dell’anoressia, intesa come perdita di peso dovuta alla mancanza di appetito, possono esserci anche alcune malattie o condizioni cliniche.
Ad esempio si può assistere a una perdita di fame e, quindi, di peso corporeo in seguito a:
Discorso a parte per la depressione: questa è dovuta a numerosi fattori che si accompagnano all’anoressia e al contempo la alimentano. Tra questi il senso di colpa dovuto alle abbuffate, quello per la sofferenza dei genitori o per la consapevolezza di essere incappati in qualcosa che uccide e non riuscire a chiedere aiuto,ma anche la vergogna per un fallimento personale.
Recenti studi hanno poi dimostrato come l’anoressia potrebbe essere provocata da un difetto presente nel cervello, che causa una distorta percezione della propria immagine e dello “spazio” che occupa. Altre ricerche, poi, vedono nell’anoressia una malattia genetica, cioè sostanzialmente scritta nel nostro DNA; anche se è pur vero che servono alcuni “fattori ambientali” per far sì che si sviluppi.
Tutti questi sintomi e cause sono comuni a molte storie di anoressia. Si tratta di una malattia che non perdona facilmente: le conseguenze dell’anoressia sono davvero tante, e gravi, sulla nostra mente e sul nostro corpo. Si stima infatti che, tra le persone che hanno sviluppato la patologia, il 20% ne porti i segni per tutta la vita soffrendone cronicamente. Il 20%, al contrario, muore.
Per fortuna, però, c’è un’alta percentuale di donne che guarisce completamente. Parliamo di “donne”, perché siamo noi a esserne maggiormente colpite: tra tutti i pazienti anoressici, più del 90% appartiene al sesso femminile. Purtroppo, comunque, la percentuale degli uomini che ne soffrono è salita negli ultimi tempi.
Tra le testimonianze sull’anoressia, tre volti sono diventati particolarmente noti.
Parliamo di Alice, Giulia e Dania che per fortuna sono uscite dalla spirale dell’anoressia, e hanno partecipato alla campagna di sensibilizzazione dell’ABA, ormai qualche anno fa. L’ABA è l’Associazione Bulimia Anoressia, che si occupa di informare circa i rischi di questi due disturbi alimentari, che spesso abbiamo visto andare a braccetto. Le ragazze protagoniste della campagna sono guarite dopo anni di lotte contro i disturbi alimentari, grazie all’appoggio dell’associazione.
Sul web si trovano comunque molte altre testimonianze di donne che hanno sofferto di anoressia, che l’hanno sconfitta definitivamente trovando la giusta terapia e il supporto corretto. Tra loro, molte non erano neanche convinte di soffrire del disturbo finché non sono state ricoverate per gli effetti devastanti della malattia sull’organismo.
La cura per l’anoressia, comunque, non prevede solo l’uso di farmaci e ricostituenti: per uscire davvero da questo disturbo alimentare è fondamentale il supporto psicologico di medici competenti. Se la situazione è davvero grave, si può richiedere di entrare a far parte di centri di cura specifici per il trattamento del disturbo: molte donne sono guarite così.
Il consiglio, quindi, se avete la sensazione di essere a rischio anoressia è quello di chiedere aiuto, sempre.
Il primo passo per guarire dall’anoressia è quello di contattare degli specialisti che possano aiutarci. A questo proposito esiste un sito internet che elenca i centri per la cura dei DCA (disturbi del comportamento alimentare) che trovate a questo link. Il sito, sviluppato con il patrocinio del Ministero della Salute, riporta regione per regione i centri per il trattamento dell’anoressia.
Ad oggi se ne contano più di 140 sparsi sul territorio nazionale. In ogni regione c’è comunque una rete completa di assistenza: ambulatorio, day hospital, posti letto, comunità di riabilitazione. Il trattamento di cura lavora su più fronti: psicologo e nutrizionista. La partecipazione della famiglia è molto utile.
Ultimamente si è sperimentata anche la pet therapy, che è risultata particolarmente efficace come terapia di supporto.
L’importante, comunque, è sempre chiedere aiuto, senza vergogna; soprattutto poi, non bisogna convincersi di non avere un problema, anche se è difficile ammetterlo a se stesse.
L’anoressia comincia, infatti, in modo abbastanza blando: una volta si salta un pasto, poi due e poi si inizia con le scuse verso amici e parenti per giustificare il digiuno. Molto spesso le ragazze giovani smettono di raggiungere gli amici per cena o sostengono di aver già mangiato a casa.
Capita anche di cominciare un digiuno in seguito a un evento traumatico o particolarmente doloroso: non riuscendo a controllare i sentimenti si cerca di essere rigide ed avere il controllo sul proprio corpo, evitando il cibo. E così, pian piano, la bilancia diventa il centro della vita per chi soffre di questo disturbo: ci si pesa molte volte al giorno controllando anche i minimi segnali di variazione.