Di Maria Teresa Lenoci | Giovedì 10 marzo 2011

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facile
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1 ora
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4 Persone
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250/porzione
Le sfince sono un dolce tipico di San Giuseppe diffuso in Sicilia, soprattutto a Palermo. Un fantastico dolcetto caratterizzato da una grande morbidezza, anche perché sfince è sinonimo di soffice e morbido. Il ripieno è una gustosa crema di ricotta e gocce di cioccolato. Le sfince si decorano con frutta candita e solitamente una scorzetta d’arancia o una ciliegia, oltre ai famosi pistacchi di Bronte. Insomma una ricetta che ha al suo interno molta sicilianità.
Ingredienti
- Farina 500 gr
- Acqua 500 gr
- Uova 10
- Margarina 100 gr
- Sale 10 gr
- Bicarbonato 1 pizzico
- Olio per friggere q.b.
- Ricotta 2 kg
- Zucchero 1200 gr
- Cioccolato fondente 100 gr
- Zuccata 300 gr
Preparazione
Mettere nell’acqua la margarina ed il sale e fare bollire. Incorporare la farina e mescolare continuamente sino a quando la pasta non diventa dura. Dopodiché, mentre la pasta si va raffreddando, stenderla e ristenderla con il matterello fino a quando la pasta non diventerà tiepida. A questo punto si riforma con la pasta un unico corpo e si uniscono 8 delle 10 uova uno per volta.
Aggiungere il pizzico di bicarbonato e lavorare, infine aggiungere le ultime due uova con lo stesso procedimento descritto, fin quando la pasta sarà ben amalgamata.?Prendere il composto a cucchiaiate e tuffarle nell’olio, non troppo bollente ma abbastanza caldo, e far cuocere, per circa venti minuti, immergendole continuamente, fin quando le “sfince” saranno ben dorate. Man mano che le sfince saranno pronte, metterle a sgocciolare su carta assorbente e farle raffreddare.
Preparare una crema di ricotta, amalgamando per bene ricotta e zucchero, quindi aggiungere la cioccolata e la zuccata a pezzetti amalgamando bene il tutto.?A questo punto praticare un foro nelle “sfince” e fare in modo di farvi entrare la crema, quindi spalmarne ancora sulla parte esterna.
Consigli
Decorare con la granella di pistacchi e, se si vuole, con le scorze d’arancia o le ciliegie candite.Parole di Maria Teresa Lenoci