Vittime del Mediterraneo, ora si darà un volto a donne e bambini naufragati

Le donne e i bambini vittime del Mediterraneo avranno un nome. L'International Commission on Missing Persons è al lavoro.

Vittime del Mediterraneo, ora si darà un volto a donne e bambini naufragati

Le donne e i bambini vittime del terribile e disastroso naufragio dell’aprile scorso nel Mediterraneo avranno un volto grazie al delicato e difficile lavoro di un’importante e preziosa organizzazione del terzo settore, l’International Commission on Missing Persons (Icmp). Sono 900 i corpi, di cui 50 bambini e 200 donne, che giacciono al largo della Libia da ormai tre mesi. Soltanto 28 persone sono sopravvissute, mentre, per tutti gli altri migranti non c’è stato nulla da fare. Una delle tragedie di migranti più terribili della storia che pesa sulle coscienze europee come ha dichiarato l’esecutivo italiano che ha promesso che il peschereccio inabissato nel Mediterraneo verrà riportato in superficie.

La strategia dell’Icmp

Le stragi dei migranti nel Mediterraneo sembrano non interessare la comunità internazionale. Tante vittime innocenti di un problema, come quello dell’immigrazione clandestina, che è sempre stato snobbato e sminuito dall’Unione Europea e dalle istituzioni politiche mondiali. Fortunatamente ci sono organizzazioni no profit che hanno a cuore queste problematiche e intervengono tempestivamente e con grande umanità. Proprio oggi Kathryne Bomberger, il direttore generale dell’Icmp, incontrerà il Commissario straordinario per le persone scomparse, il prefetto Vittorio Piscitelli, per studiare la strategia e il piano utile per capire da dove venivano questi migranti morti nel Mediterraneo tre mesi fa. Proprio come era già successo a metà anni Novanta con le vittime del genocidio di Srebrenica, l’Icmp punterà molto sulla tecnologia del DNA. Bomberger ha rivelato che il piano di intervento prevede due fasi: la costituzione di un database con i DNA delle 900 vittime e successivamente un lavoro di indagine in collaborazione con l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. “Il problema delle migrazioni è globale – ha spiegato Bomberger – I singoli Paesi non sanno che fare. Devono farsene carico le organizzazioni internazionali. L’Icmp è un’organizzazione internazionale no profit. I costi di gestione sono di 5 milioni di euro. Cercheremo fondi per questo sforzo, visto che l’Italia ha già un impegno notevole sul fronte immigrazione. Speriamo di poter fare questo lavoro a costo zero per l’Italia”.


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Focus sulle donne migranti

Il fenomeno dei flussi migratori al femminile viene sempre sminuito dai media. In realtà come documenta il rapporto stilato nel 2013 dalla Divisione Popolazione delle Nazioni Unite la componente femminile costituisce il 48% dei flussi migratori internazionali. La percentuale scende al 43% nelle regioni in via di sviluppo. Oggi sono anche cambiate le motivazioni che spingono tantissime donne dei Paesi in via di sviluppo a viaggiare anche da sole. Al fenomeno del ricongiungimento familiare si è aggiunta un’altra motivazione di fondo: la forte scolarizzazione nei paesi di origine consente loro di cercare di entrare nel mercato del lavoro qualificato oppure in nicchie occupazionali molto specifiche. Purtroppo ancora oggi tantissime migranti in possesso di un titolo di studio subiscono una doppia discriminazione: una di tipo razzista poiché essendo straniere il loro titolo di studio non viene riconosciuto e una di tipo sessista poiché vengono spesso relegate a svolgere lavori considerati tipicamente femminili.