Violenza sulle donne, corteo a Kabul per protestare contro il femminicidio

Le donne sono scese in piazza con un corteo a Kabul per protestare contro il femminicidio: una giovane moglie infatti è stata uccisa a colpi di fucile con l’accusa di avere tradito il marito.

Violenza sulle donne, corteo a Kabul per protestare contro il femminicidio

Uccisa per adulterio nei confronti del marito: ecco la sorte di una delle donne di Kabul che ora però hanno deciso di farsi sentire e di scendere in piazza contro una società maschilista e che lede spesso i loro diritti. In queste ore oltre cinquanta persone fra uomini e donne sono scese in piazza a Kabul per protestare contro l’uccisione di una donna afghana sposata che era stata accusata di avere tradito il marito. La donna è stata uccisa dieci giorni fa nella provincia di Parwan a nord di Kabul, con colpi d’arma da fuoco. Non solo la modalità dell’esecuzione ma ovviamente anche la sua causa hanno scatenato fortissime polemiche.

Si sono detti sdegnati anche il presidente afghano Hamid Karzai, i rappresentanti dell’ambasciata Usa e il generale al comando delle forze Nato John Allen.

Non è purtroppo una novità che in Afghanistan la condizione delle donne sia pessima. Uno spiraglio di luce arriva però da manifestazioni come questa: qualcosa piano piano si sta muovendo e dall’immobilismo dei tempi passati le donne stanno giungendo ad una nuova consapevolezza.

Le donne e gli uomini che sono scesi in piazza hanno sfilato dal ministero afghano degli Affari delle donne fino al quartier generale Onu della capitale. “Morte a chi ha compiuto questi atti” urlavano i manifestanti. “L’esecuzione della donna da parte dei Talebani è stato un crimine”, ha detto la parlamentare Shinkai Karokhail, “il governo deve fare qualsiasi cosa per portare i responsabili davanti alla giustizia”.

E’ scesa in piazza anche un’altra vittima di queste violenze, Sahar Gul, la sposa bambina che si rifiutò di prostituirsi e che fu picchiata e bruciata dalla famiglia del marito. “E’ stata trovata nella cantina della casa del marito lo scorso dicembre nel Baghlan del nordest, dove è rimasta chiusa nel bagno per sei mesi. Karzai ha condannato l’esecuzione come un atto non islamico, qualcosa di imperdonabile, e le forze di sicurezza hanno lanciato una caccia all’uomo per trovare i responsabili” dice la parlamentare.

Forse per molti è un piccolo segno, ma in un paese come l’Afghanistan dove le donne ogni giorno sono sottoposte in silenzio a qualsiasi tipo di sopruso e violenza, si tratta di un passo importantissimo. Pensate infatti che secondo i dati dell’ONG Oxfam l’87% delle donne afghane ha subito nella vita violenze fisiche, sessuali o psicologiche.

“Ogni giorno queste violenze aumentano – ha detto Zuhra Alamyar, attivista per i diritti delle donne – e vogliamo che il governo prenda seri provvedimenti per fermarle”.