Violenza sessuale, sentenza shock: assolto perché la vittima non ha urlato

Il tribunale di Torino ha assolto un uomo accusato di violenza sessuale nei confronti di una ex collega, perché "la vittima non ha urlato" durante lo stupro ma si sarebbe limitata a dire "basta". L'assoluzione arriva quindi perché il fatto non sussiste e la versione della vittima non risulta verosimile. L'episodio risale al novembre del 2011.

Violenza sessuale, sentenza shock: assolto perché la vittima non ha urlato

Sentenza shock del Tribunale di Torino: un uomo accusato di violenza sessuale è stato assolto perché la vittima ha solo detto “basta” al suo aggressore ma non ha urlato. L’ uomo di 46 anni, nonostante la denuncia, è stato quindi sollevato dall’accusa perché il fatto non sussiste, proprio perché la sua vittima gli ha soltanto intimato di smetterla senza gridare, chiedere aiuto o reagire violentemente. In pratica per la debolezza della reazione della vittima.

L’episodio risale al novembre del 2011 quando un dipendente della Croce Rossa ha molestato più volte una sua collega autista barelliere, più giovane e assunta molto più di recente. La donna lavorava alla Croce Rossa di Torino, dove l’imputato era commissario dei volontari. Gli abusi sarebbero avvenuti in più ospedali di Torino. L’imputato non ha mai negato palpeggiamenti ed altre effusioni, ma ha sempre sostenuto che la ex collega fosse consenziente. Secondo la versione della parte lesa, invece l’uomo l’avrebbe costretta a presunti rapporti sessuali “come pegno per poter continuare a lavorare ed evitare turni scomodi “.

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Perché la donna non ha urlato?

Secondo quanto riporta il Corriere, la donna durante il processo avrebbe detto che non ha urlato perché “con le persone troppo forti io non… io mi blocco“. Un’emotività forse conseguente al fatto che anche durante l’infanzia abbia subito abusi dal padre. La donna afferma di aver provato “disgusto” sulla barella del pronto soccorso dove riferisce essere avvenuta la violenza, “ma non sa spiegare in cosa consisteva questo malessere”.
Ciò che ha pesato sul giudizio dei giudici è il silenzio della donna conseguente alla violenza. Sembra infatti che la donna dopo l’episodio non abbia sporto denuncia e che abbia continuato a lavorare. Hanno aggiunto che la teste “rimane sul vago” e , soprattutto, “non riferisce di sensazioni o condotte molto spesso riscontrabili in racconti di abuso sessuale, sensazioni di sporco, test di gravidanza, dolori in qualche parte del corpo”.

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La vittima dovrà rispondere di calunnia

Il sostituto procuratore Marco Sanini aveva chiesto per l’imputato una condanna a 10 anni di carcere, nel corso della scorsa udienza, ma la decisione attuale è stata quella dell’assoluzione per mancanza di prove. Ma oltre questo, la vicenda ha un finale paradossale: sarà la donna che dovrà rispondere di calunnia nei confronti del 46enne. La prima sezione penale, presieduta tra l’altro da un giudice donna, ha trasmesso gli atti al pubblico ministero non ritenendo “verosimile” la sua versione dei fatti.

Parole di Lavinia Sarchi