Tumore nei bambini: in Italia il 75% guarisce

Lo standar terapeutico dei centri oncologici italiani migliora di anno in anno, tanto che il 10% dei bambini sottoposti a terapia antitumorale proviene dall'estero. Sono i dati dell'ultimo Congresso dell’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica.

Tumore nei bambini: in Italia il 75% guarisce

Il tumore è una malattia che fa sempre paura, ma quando colpisce un bambino non si può che provare una naturale sensazione di forte solidarietà e sostegno. Fortunatamente, negli ultimi anni, l’Italia ha compiuto passi da gigante in tema di cure oncologiche. Se in passato eravamo noi a dover espatriare per far curare i nostri bambini, ora si è affermato il fenomeno opposto. Ben il 10% dei bimbi sottoposti a terapie nei nostri ospedali viene da un altro paese. E’ quanto emerso durante l’ultima edizione del Congresso dell’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica (AIEOP), al quale hanno preso parte più di trecento specialisti provenienti da ogni parte d’Italia.

Il dato non sorprende, perché il 75% dei bambini curati in un centro italiano risponde con successo alle terapie. Lo ha spiegato il prof. Giorgio Dini, presidente dell’AIEOP, che continua “oggi una persona su 450 al di sotto dei 35 anni è un ‘guarito’ da un tumore sviluppato in età pediatrica. Da adulti possono con maggiore facilità sviluppare problemi endocrini legati alla chemioterapia, ma sono persone più motivate dei ‘non malati’ e posseggono maggiori capacità di comunicare e di adattarsi ai disagi della vita rispetto agli altri.”

 
Sono circa 1300 i bambini italiani che ogni anno vanno incontro a una qualche forma di cancro. La più diffusa è senza dubbio la leucemia, ma i piccoli pazienti possono aver sviluppato anche altri tumori, come quello che colpisce il sistema nervoso centrale. Lo standard terapeutico è sempre di ottimo livello, senza distinzione tra regioni settentrionali e meridionali.

 
I bambini che vengono in Italia per farsi curare arrivano soprattutto dall’Europa dell’Est, dai paesi Arabi, dal Sudamerica e dal Nord Africa. In questi casi è fondamentale l’interazione con i medici dei paesi di provenienza: “Diventa essenziale anche il ruolo del mediatore culturale. Vogliamo creare un network perché tutti i centri italiani che hanno in corso un programma di scambio con l’estero lo condividano con le altre strutture comprese nella rete. L’obiettivo finale è però quello di dar vita a programmi istituzionali di formazione nei centri stranieri perché i malati possano essere curati al meglio nel Paese di provenienza” parole del prof. Dini.

 
Foto da:
carsforhelp.com

Parole di Lucrezio.Bove