Trapianto di fegato: va garantito anche ai clandestini

Una donna ucraina senza permesso di soggiorno attende che un trapianto di fegato le salvi la vita. Le autorità rassicurano: alle liste d'attesa possono accedere anche i clandestini se si tratta di un'emergenza salvavita.

Trapianto di fegato: va garantito anche ai clandestini

Non può essere negato un trapianto di fegato in base alla nazionalità se questo è necessario per salvare la vita di qualcuno ed è urgente. Lo ricorda Ignazio Marino, Presidente della Commissione d’Inchiesta sul nostro Servizio Sanitario Nazionale in una nota doverosa circa un caso che si sta svolgendo in queste ore. Si tratta di una donna di 28 anni, una giovane ucraina in fin di vita a causa di una trasfusione di sangue che anni fa le ha trasmesso il virus dell’epatite C.

E’ arrivata dal suo paese in aereo, già in gravi condizioni ed è stata subito trasferita tramite il 118 al Pronto Soccorso del San Raffaele di Milano. Qui, dopo la prima valutazione e le terapie d’obbligo, sarebbe stata esposta alla ragazza e ai suoi familiari la necessità del trapianto di fegato e contemporaneamente l’impossibilità di un inserimento nelle liste d’attesa. La motivazione? Alla donna, ricoverata l’11 Dicembre scorso è scaduto il permesso di soggiorno il 19! I suoi familiari avrebbero richiesto un visto speciale o il rinnovo del permesso stesso, a causa delle sue precarie condizioni di salute, ma nulla di fatto. Da qui un accorato appello dell’associazione Everyone e della Croce Rossa affinché si tentasse di risolvere la questione: la richiesta di aiuto è stata inviata contemporaneamente al Ministro per la salute Ferruccio Fazio, al Papa Benedetto XVI° e all’Alto Commissario Onu per i Diritti Umani e dei Rifugiati.
 
In questo caso si sono smosse le giuste acque. E’ proprio Ignazio Marino, medico chirurgo ed esperto di trapianti a spiegare: “I carabinieri appartenenti al nucleo Nas della Commissione hanno effettuato una verifica presso l’ospedale San Raffaele: la paziente Rozaliia Tsurkan è ancora ricoverata, quindi la struttura sta garantendo la regolarità delle cure indipendentemente dalla presenza o meno di un permesso di soggiorno. Si dimostra, quindi, l’attenzione dei medici al decorso clinico e la mancanza di atteggiamenti discriminatori o di negazione delle cure necessarie. Del resto, il nostro Servizio Sanitario Nazionale deve garantire, sulla base dell’articolo 32 della Costituzione, l’assistenza indipendentemente dal passaporto. Inoltre, l’inserimento nelle liste per i trapianti è sempre assicurato in casi di pericolo di vita del paziente”
 
Nel frattempo dall’Ospedale San Raffaele di Milano confermano che “l’opzione del trapianto di fegato come terapia risolutiva di questo caso, é ancora in fase di valutazione e richiederà il concorso di strutture sanitarie al di fuori del San Raffaele abilitate a questa procedura”. Tutto dipende dalla Donazione degli organi.