Autismo e ironia: i Terconauti ci insegnano come abbattere i pregiudizi

La consapevolezza è il primo passo per maturare una nuova prospettiva positiva anche quando tutto sembra andare storto: ce lo insegnano i Terconauti, che abbiamo intervistato per voi sui temi dell'autismo e della possibilità

Autismo e ironia: i Terconauti ci insegnano come abbattere i pregiudizi

Foto Instagram | @margherita.tercon

Per la Giornata mondiale della consapevolezza sull’autismo, il 2 aprile, i Terconauti sono ospiti di O Anche No, il programma di inclusione sociale realizzato con la collaborazione di Rai per il Sociale e Rai Pubblica Utilità. Il loro percorso ci porta a fare un tuffo nel mondo dell’ironia e della capacità di districarsi nella vita quotidiana cogliendo tutte le buone possibilità che offre, oltre l’autismo e i pregiudizi.

Damiano e Margherita Tercon sono fratelli e insieme a Philipp Carboni si muovono tra web, tv, teatro, fumetti e libri con una ironia effervescente che apre a un nuovo modo di fare comicità, anche in salsa social.

La grande sfida? Dimostrare che ciò che molti percepiscono come un limite è, in realtà, una via capace di allargare il campo a grandiosi orizzonti e a infinite possibilità!

Intervista ai Terconauti: mai smettere di credere in sé stessi!

Per capire meglio come nasce e come si sviluppa il loro progetto, gli abbiamo fatto alcune domande che non vediamo l’ora di condividere con le nostre lettrici e i nostri lettori di Pourfemme!

Com’è nata l’idea di affrontare un tema come l’autismo attraverso l’ironia?

Ci è venuto naturale parlare di autismo con ironia. E non perché ci sia qualcosa da ridere riguardo a questa condizione, ma perché per noi autismo è normalità. L’autismo fa parte delle nostre vite, della nostra quotidianità. Lo viviamo tutti i giorni e come chiunque altro abbiamo momenti di sconforto e di momenti gioia. In casa nostra giochiamo, ci divertiamo, ridiamo e apprezziamo le piccole cose. Quindi ci è sembrato normale voler trasmettere tutto questo anche al di fuori: autismo non significa limiti, ma possibilità. Possibilità di cambiare sguardo. E poi basta con questo pietismo, non fa bene a nessuno. Noi vogliamo goderci questa vita!

Qual è il più grande complimento che vi ha fatto un vostro fan?

I messaggi più belli che arrivano sono quelli dalle famiglie: ci sono persone che grazie ai nostri video e al nostro libro hanno scoperto di essere autistiche (o che loro figlio fosse autistico). Altre ancora ci hanno detto di essere meno spaventate per il futuro dei propri figli. Per noi questa è la cosa più bella in assoluto. Sapere di riuscire ad aiutare il prossimo tramite il proprio racconto è incredibile.

Mia sorella mi rompe le balle – Una storia di autismo normale” è il libro in cui raccontate di voi e di una normalità conquistata nel segno della consapevolezza. Qual è il capitolo più duro che avete affrontato?

In questo libro ci siamo raccontati senza filtri. La caratteristica più interessante è il fatto di essere stato scritto a quattro mani: i capitoli si alternano tra la voce di Damiano e quella di Margherita, quindi possiamo scoprire l’autismo da dentro, in prima persona. Allo stesso tempo abbiamo il racconto di una sorella, una sibling, che cerca il proprio posto nel mondo per poi capire che casa è dove c’è la sua famiglia, con pregi e difetti. Il capitolo più duro è stato quello in cui Damiano racconta del bullismo subito, delle botte, degli insulti. E il tentativo dei professori di nascondere tutto, di far passare le brutalità per “scherzi”, spingendolo a prendersi la colpa e a lasciare la scuola per colpa della depressione.

Al netto delle tematiche che affrontate nel vostro percorso, se si potesse tornare indietro nel tempo c’è qualcosa che proprio non salvereste del vostro passato?

Sarebbe stato bello ricevere una diagnosi precoce e non a 23 anni, questo avrebbe permesso a Damiano di fare terapie che gli avrebbero cambiato e migliorato la vita. Ma dovendo proprio cancellare qualcosa, il bullismo, gli insulti e la cattiveria ricevuti che hanno fatto sprofondare Damiano nella depressione facendolo sentire inadeguato per anni.

Se doveste riassumere il vostro progetto in una sola parola, quale sarebbe e perché?

POSSIBILITÀ. Abbiamo avuto la prova che nella vita le cose possono andare anche bene. Che il dolore non è eterno, si può sempre cercare di uscirne, di migliorarsi, di allontanarsi dalla sofferenza e di vivere felici. È una questione di impegno e di punti di vista. Bisogna ascoltare e ascoltarsi, prendere sul serio i propri desideri e non smettere mai di credere in se stessi, anche quando gli altri vogliono farci dubitare. Ognuno di noi ha delle possibilità (o può trovare il modo di crearsele). Non arrendiamoci mai e lottiamo per realizzare i nostri sogni e vivere una vita serena.

Parole di Giovanna Tedde