Somalia: bambina di 10 anni muore dopo l'asportazione del clitoride

L'orrore delle mutilazioni genitali femminili continua ad essere un cancro reiterato in molte aree del mondo. Non sono infrequenti le complicazioni, che spesso conducono le bambine e le donne alla morte.

Somalia: bambina di 10 anni muore dopo l’asportazione del clitoride

Deeqa Dahir Nuur aveva solo 10 anni. È morta in Somalia, dopo l’asportazione del clitoride. Una pratica nota tecnicamente come clitoridectomia, che rientra tra le operazioni di ablazione cui migliaia di donne e bambine vengono orribilmente sottoposte, in diverse regioni del mondo. Mutilazioni genitali che si consumano in contesti di difficile intercettazione e che conducono spesso a gravi complicazioni, sino al decesso.

Mutilazioni genitali femminili: la morte della piccola Deeqa

La bambina somala di 10 anni morta in seguito a una gravissima emorragia dopo l’asportazione del clitoride è soltanto una delle tante, troppe vittime di una pratica anacronistica e brutale che si consuma in alcuni contesti sociali del mondo.
Deeqa Dahir Nuur ha perso la vita venerdì scorso, e il suo caso ha riacceso i riflettori sull’orrendo crimine che si compie contro le donne da tempo immemore.
A condurre la piccola Deeqa verso il baratro è stata la madre, come spesso accade in casi come il suo. L’ha accompagnata da una delle ‘esperte’ del villaggio in cui viveva per essere sottoposta alla rimozione del clitoride.
Stando a quanto riferito dalle autorità locali, ci sarebbe il fondato sospetto che a causare il decesso possa essere stata la recisione di una vena, con conseguente repentino dissanguamento.
L’esecutrice materiale dell’intervento clandestino non è stata arrestata, e non ci sarebbero nemmeno i termini di legge per incriminarla.

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Un atroce rituale all’ombra della civiltà

Il complesso fenomeno delle mutilazioni genitali femminili presenta radici sostanziali nelle società come quella somala.
Ritenute ‘passaggio obbligato’ delle bambine verso l’età adulta, sono condotte al di fuori del controllo sanitario e in contesti di scarsa (quando non del tutto assente) igiene.
Esiste una vera e propria ‘stagione del taglio’, individuata come periodo propizio per eseguire la pratica di ablazione (che oltre alla clitoridectomia può prevedere anche l’asportazione delle piccole labbra, ‘escissione’).
A questo si somma talvolta anche l’infibulazione, considerata una forma, se possibile, ancora più ‘estrema’ di mutilazione genitale: all’ablazione del clitoride e delle piccole labbra si accompagna la sutura quasi totale delle grandi labbra. Questo avviene tramite cauterizzazione e cucitura della vulva, per lasciare soltanto un piccolo foro che consenta la fuoriuscita dell’urina e del sangue mestruale.
Un vero e proprio abominio, che continua a riproporsi nonostante l’allarme internazionale e si ripercuote con gravissime conseguenze fisiche sia durante i rapporti sessuali che durante il parto.

Somalia: nel Paese il più alto tasso di asportazioni del clitoride

Secondo i dati più recenti, la Somalia è il Paese con il più alto tasso di interventi di ablazione del clitoride, di cui, però, non è noto il decorso. Potrebbero esserci decine, centinaia di morti sfuggite alle cronache, nel totale silenzio delle comunità locali.
Non esistono impianti normativi utili ad arginare il fenomeno con misure restrittive: nessuna legge, nessuna imputabilità, nessuna condanna. Nemmeno nei casi in cui, come per la piccola Deeqa, la vittima muore.
Un continuo reiterasi di condotte che restano nel limbo della totale impunità, e ledono, compromettendola per sempre, la sfera più intima della donna.

Parole di Giovanna Tedde