Di Valentina Giungati | 22 Giugno 2023

Sindrome del terzo uomo: cos'è e in che modo si manifesta - pourfemme.it
La sindrome del terzo uomo è qualcosa di molto particolare, che interessa soprattutto coloro che amano l’avventura.
Ritrovarsi in condizioni non comuni può spingere le persone a fare cose straordinarie, ma anche la mente a lavorare in modo differente rispetto ai soliti schemi. Ci sono molte testimonianze in merito alla sindrome del terzo uomo, di individui che raccontano questa fenomeno, tipico tra gli scalatori e gli esploratori, e piuttosto diffuso.
Si tratta di un avvenimento che tendenzialmente riguarda coloro che vivono esperienze difficili, di tipo traumatico o particolarmente intense. Le cause ad oggi sono sconosciute, tuttavia questo non vuol dire che non sia qualcosa di reale.
La sindrome del terzo uomo: quando si manifesta
Diverse persone che si sono ritrovate in contesti estremi hanno raccontato di essere state preda della sindrome del terzo uomo. Il primo a descrivere questo accadimento fu Shackleton che parlò di una “presenza” percepita nei momenti difficili della sua vita, quando si trovava a fare delle spedizioni, essendo esploratore.
Ma non è stato l’unico a descrivere questa esperienza, molti individui hanno dichiarato di aver visto, sentito o percepito la presenza di una persona che era lì con loro per aiutarli, per dare conforto, fornendo delle informazioni utili. Anche Frank Smythe ha dato importanti testimonianze in merito, raccontando di quando tentò di raggiungere l’Everest ma il viaggio fu disastroso.

La sindrome del terzo uomo riguarda soprattutto gli amanti dell’avventura, ma non solo – pourfemme.it
La sua squadra si ritirò per il vento e la neve e lui decise di proseguire inutilmente. Tuttavia nei suoi diari si parla del terzo uomo, una presenza così vivida che l’esploratore fornì a questa persona del cibo, pensando fosse un soccorritore. Anche John Geiger ha passato anni a parlare del fenomeno, riportando la storia di Ron DiFrancesco, uno dei sopravvissuti dell’undici settembre.
Dopo che il secondo aereo rimase bloccato nel fuoco, sentì qualcuno afferrare la sua mano e condurlo in salvo. Fu l’ultimo a salvarsi prima del crollo. Tale avvenimento, secondo gli studi, potrebbe essere causato da segnali elettrici del cervello denominati switch che, quando si è prossimi alla morte, si attivano in alcune persone. È una questione di adattamento, qualcosa che l’organismo crea per sostenere lo stress e la paura di quel momento.
Secondo lo psicologo Julian Jaynes, la sindrome del terzo uomo è un residuo della mente bicamerale, un processo che era attivo nell’essere umano e che nel tempo si è perso. Permetteva di sentire voci e di avere la percezione di altre persone nelle situazioni in cui in realtà non c’era nessuno per poter evitare la solitudine.
Parole di Valentina Giungati