Sclerosi Laterale Amiotrofica: le nuove conquiste della ricerca

La Sclerosi Laterale Amiotrofica è una malattia molto rara che colpisce il sistema nervoso centrale: porta gradualmente a perdere l'uso degli arti, dei muscoli della deglutizione, della fonazione e della respirazione. Non si sa ancora molto sulla patologia, ma la scienza sta muovendo i primi timidi passi.

Sclerosi Laterale Amiotrofica: le nuove conquiste della ricerca

La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA), conosciuta anche come morbo di Lou Gehrig, è una malattia degenerativa abbastanza rara (1-3 casi ogni 100000 individui l’anno) del sistema nervoso centrale: colpisce i motoneuroni, portando progressivamente a perdere l’uso degli arti inferiore e superiori, per poi mettere fuori gioco i muscoli della deglutizione, della fonazione e della respirazione. Il tempo di sopravvivenza medio da quando si sviluppa la SLA è di 4-5 anni.
Non si sa ancora molto su questa patologia: ad oggi l’unico rimedio è rappresentato dal riluzolo, che non cura ma rallenta il decorso del male.
 
Una speranza in più arriva da uno studio dell’Università Tor Vergata di Roma, presentato dal dott.. Antonio Orlacchio e pubblicato sulla rivista scientifica Brain. E’ stato scoperto un gene responsabile di un forma ereditaria della SLA che colpisce soprattutto i giovani: la sclerosi laterale amiotrofica autosomica recessiva giovanile. Il gene in questione è l’SPG11 e contiene le informazione della spatacsina, una proteina utile alla sopravvivenza dei motoneuroni: difetti del gene sono causa della forma di sclerosi laterale amiotrofica succitata.
 
Un’altra buona notizia ce la dà l’Istituto Neurologico Carlo Besta: il dott. Giuseppe Lauria e i colleghi dell’Unità operativa Malattie neuromuscolari e neuroimmunologia, si stanno preoccupando di studiare a fondo le capacità curative dell’eritropoietina (EPO), un ormone glicoproteico dalle potenzialità neuroprotettive, che influisce postivamente sul livello di sopravvivenza delle cellule neuronali. Secondo gli studi del Besta, l’EPO avrebbe una forza curativa più importante rispetto al riluzolo: 8 malati di SLA su 11, sottoposti a cura a base di riluzolo sono deceduti, rispetto ai 4 su 12 della cura a base di eritropoietina. Un risultato che lascia ben sperare, ma che deve essere confermato allargando di molto il campione di riferimento.
 
La ricerca sta facendo passi importanti, ma c’è ancora moltissimo da fare per questa malattia, che in confronto a tante altre è ancora poco conosciuta. In Italia è nata l’Agenzia di Ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica (AriSLA), che si prefigge di trovare al più presto soluzioni adatte a curare i malati di tutte le forme di SLA, per sconfigge un male tanto raro, quanto terribile.

Parole di Lucrezio.Bove