Salmonellosi: sintomi, terapia, diagnosi e contagio

La salmonellosi, un insieme di disturbi scatenati dall'attacco all'organismo da parte di una particolare categoria di batteri, le salmonelle.

Salmonellosi: sintomi, terapia, diagnosi e contagio

Salmonellosi, più che una malattia una serie di disturbi scatenati da un particolare, quanto terribile, tipo di batteri, le salmonelle. I sintomi tipici e più evidenti sono quelli gastrointestinali, la diagnosi intuitiva è immediata, quella certa si ottiene con gli esami di laboratorio, il contagio è meno impossibile di quanto si creda. Cerchiamo di saperne di più.

I sintomi

Per salmonellosi si intende un insieme di disturbi provocati da un tipo particolare di batteri, le salmonelle, normalmente presenti nell’apparato gastrointestinale di molte specie animali, dagli insetti fino ai mammiferi. Dopo l’intervallo di incubazione della malattia, che varia dalle 12 alle 72 ore, si manifestano i sintomi tipici della salmonella, che possono avere intensità e serietà differenti a seconda dei casi.

Tutto comincia con un forte mal di testa, accompagnato da un senso di nausea, da vomito e diarrea. In alcuni casi compare anche la febbre, caratterizzata da brividi e da crampi addominali. Se nei casi di contaminazione più lieve i sintomi sono più blandi e tendono a risolversi nell’arco di 24 ore, quando il contagio è più importante i sintomi possono continuare a presentarsi anche per alcuni giorni, provocando anche forte disidratazione, soprattutto se le persone colpite sono bambini o anziani.

Le cause e il contagio

La causa ha un nome ben preciso; i colpevoli sono i batteri, le salmonelle, che riescono a entrare nell’organismo attraverso alcune vie d’accesso principali: la bocca, con il cibo, ma anche ferite o tagli.

Il veicolo preferito del contagio è il cibo. Da tenere sotto controllo, soprattutto: la carne, le uova, i cibi precotti, il pesce crudo, i gamberetti, le salse, i preparati per dolci, la frutta, la verdura, le creme e le conserve fatte in casa. Da non sottovalutare anche l’acqua contaminata dal batterio. Più raro, ma da non escludere, anche il contagio attraverso i tagli e le ferite, che vengono in contatto con materiale o liquido, come l’acqua, contaminato dai batteri.

Se prevenire, anche in questo caso, è decisamente meglio che curare, meglio ridurre il rischio contaminazione. Allo scopo è preferibile: refrigerare i cibi sotto i 6° o cuocerli a temperature superiori ai 65°; lavare con cura lavaggio frutta e verdura prima del consumo e pulire mani prima e dopo la preparazione dei cibi; cuocere attentamente i cibi, soprattutto derivati di animali, come la carne di pollo, di maiale o le uova; lavare con cura ogni coltello o forchetta dopo ogni operazione con alimenti crudi; curare attentamente la pulizia e la disinfezione della cucina.

La diagnosi e la cura

Se dai primi sintomi il medico può intuire la causa, la diagnosi certa è affidata agli esiti degli esami delle urine, delle feci e del sangue, in grado di evidenziare la presenza dei batteri incriminati nell’organismo. Il sangue, le feci e l’urina vengono messi in coltura in laboratorio per qualche giorno, in modo da poter osservare e rilevare con certezza la presenza e l’attività delle salmonelle.

Per quanto riguarda la cura, la prima cosa da fare è limitare i fastidi e i rischi, reidratando la persona colpita, con soluzioni reidratanti via flebo o via bocca, per scongiurare il pericolo disidratazione. Non ci sono altri trattamenti farmacologici o medici consigliati, perché l’infezione tende a risolversi spontaneamente e, nonostante si tratti di infezione batterica l’utilizzo degli antibiotici è sconsigliato contro le salmonelle, perché potrebbe essere controproducente, prolungandone la permanenza e migliorandone la resistenza, invece di eliminarle.

Parole di Camilla Buffoli