Roma, violentata da due rom: una lettera alla Boldrini per dire "Basta al perbenismo"

'Cara Boldrini, ti racconto il mio stupro': con la sua lettera, pubblicata sulle pagine de Il Tempo, una vittima di violenza sessuale si rivolge a Laura Boldrini, presidente della Camera, con un drammatico resoconto del suo dolore. Si tratta dell'esperienza di una giovane donna che nel 2016 venne brutalmente stuprata da due rom in una baracca.

Roma, violentata da due rom: una lettera alla Boldrini per dire “Basta al perbenismo”

Fa discutere la lettera di una ragazza violentata da due rom rivolta alla presidente della Camera, Laura Boldrini. Tra le amare parole della vittima, anche un accorato appello a dire “Basta” al perbenismo. “Hanno sguazzato nella mia carne e violentato anche la mia anima”, si legge sulle pagine de Il Tempo, e sono parole che si traducono velocemente in un j’accuse alla politica e in un monito: “Potrebbe accadere a vostra figlia”.

“Cara Boldrini, ti racconto il mio stupro”: lettera di una vittima di violenza sessuale

La condanna arrivata in differita al brutale stupro di Rimini, espressa dal presidente della Camera a tre giorni dai gravissimi fatti, ha sortito un effetto domino nel dilagare delle critiche all’attuale governo. A queste, Laura Boldrini ha risposto definendo le polemiche un “dibattito agghiacciante”.
A sintetizzare un sentimento di sofferenza, vissuta in prima persona, è una giovane donna profondamente colpita dal silenzio iniziale delle istituzioni: ha deciso di indirizzare una lettera proprio alla terza carica di Stato, portando alla luce un drammatico flashback raccolto dalle pagine del quotidiano Il Tempo.
Ha spiegato cosa si prova a subire un abuso sessuale, la ragazza che nel maggio 2016 è stata violentata da due rom in una baracca, in una successione di considerazioni, miste ad atroci ricordi, che suona come la richiesta d’aiuto dopo una condanna a morte. Un dramma personale che diventa parafrasi dei più recenti orrori di Rimini, per descrivere, qualora ce ne fosse bisogno, l’inferno visto con gli occhi della vittima.
“A tutto c’è un limite”, scrive la donna, sottolineando la sua contrarietà al comportamento della presidente della Camera rispetto a quanto accaduto in Emilia-Romagna. Per la ragazza è infatti inammissibile che la Boldrini abbia “condannato lo stupro di Rimini a tre giorni dai fatti e solo dopo le polemiche sollevate dai suoi avversari”.
Stesso sentimento di insofferenza destato dal commento del mediatore culturale sulla “dinamica” di una violenza sessuale che, in fondo (scrive l’uomo su Facebook), si tramuta facilmente in un normale amplesso che alla fine piace alle donne.

Il racconto della violenza subita

La ragazza autrice della lettera pubblicata da Il Tempo ha trovato la forza di condividere la sua storia. E’ il riassunto di un viaggio di sola andata nell’incubo di ogni donna, di quando due balordi le hanno ferito a morte l’anima con un orribile agguato alla sua dignità e libertà.
Un rom l’ha trascinata in un tugurio, teatro improvvisato di una violenza sessuale inaudita, perpetrata per un’intera notte con un complice: “Due belve feroci. Mi hanno fatto sdraiare su un materasso putrido, strappato, mi hanno bloccato le gambe e a quel punto ho chiuso gli occhi e pregato mentre mi sentivo strappare la pelle, violare nell’intimità, in balia del mostro, privata della mia libertà, carne da macello”.

L’appello alla politica: “Basta al perbenismo”

E non c’è spazio al perdono, né speranza di una redenzione: la vittima dello stupro di Roma si dice in difficoltà nel definire “umani” i criminali che compiono reati del genere. Lei si è salvata da chissà quale epilogo soltanto grazie alla sua provvidenziale intuizione: ha convinto uno dei due violentatori a uscire fuori dalla baracca per fare due passi, finendo per incrociare la strada di una guardia giurata che l’ha aiutata.
I media non hanno dato grande copertura alla vicenda, tanto che suo padre, venuto a conoscenza dell’accaduto dopo alcuni giorni perchè “protetto” dalla premura di sua figlia nel non dargli tutto quel dolore, ha deciso di denunciare pubblicamente la violenza attraverso dei volantini.
“Certe associazioni di sinistra hanno addirittura detto per telefono a mio padre che non doveva manifestare perché i due violentatori erano dei rom e così si sarebbe alimentato il razzismo”.

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La richiesta a Laura Boldrini

“Supplico tutti a finirla con questo politichese da schifo, col perbenismo, coi due pesi e le due misure. Perché quel che è capitato a me può capitare stasera a vostra figlia”, prosegue la ragazza. E rivolge una precisa richiesta a Laura Boldrini: “Vorrei che la signora Boldrini, che tanto si batte per i diritti delle donne, non avesse remore a parlare di immigrati se immigrati sono gli stupratori, o di italiani se un italiano fa cose del genere. La violenza sessuale non ha colori, ideologie, religioni”.
La donna chiede poi il pugno duro delle istituzioni, affinchè possano operare una concreta tutela delle vittime. L’espulsione del mediatore culturale responsabile dell’orribile commento dopo lo stupro di Rimini, tra tutti, sarebbe una svolta ideologica, oltre che legislativa: “Le leggi italiane fanno pena e permettono l’impunità – conclude- chi non ci difende è complice”.

Parole di Giovanna Tedde