Prostituzione in Italia: legalizzazione o regolamentazione?

Nuova proposta per legalizzare e regolamentare la prostituzione in Italia, abrogando parte della legge Merlin.

Prostituzione in Italia: legalizzazione o regolamentazione?

A distanza di più di cinquant’anni dalla legge Merlin, che nel 1958 ha reso illegale la prostituzione e ha chiuso le case di tolleranza, si torna ciclicamente a riaprire il capitolo della prostituzione in Italia, a interrogarsi sull’opportunità o meno di legalizzarla o regolamentarla. Legalizzazione o regolamentazione? L’annoso dilemma è stato riportato in auge negli ultimi giorni dall’ennesima proposta di legge. Questa volta si tratterebbe di un referendum, proposto nella regione Lombardia da quattro gruppi consiliari di maggioranza, teso a eliminare una parte della legge Merlin per legalizzare in un certo senso il mestiere più vecchio del mondo.

Sono trascorsi solo sei mesi dall’ultima proposta della Lega Nord in Senato per legalizzare la prostituzione e il Caroccio, con altri alleati di maggioranza nella regione Lombardia, ci riprova, torna all’attacco, ma soprattutto torna sulla questione. Quattro gruppi consiliari della maggioranza del governo lombardo hanno redatto una proposta per indire un referendum che ha come obiettivo dichiarato l’abrogazione di una parte della legge Merlin. Obiettivo dichiarato, ma percorso meno esplicito: se lo scopo di eliminare alcune norme del provvedimento legislativo del 1958 è chiaro, è al contrario decisamente meno chiaro il metodo di regolamentazione previsto.
 
In particolare, sembra si voglia eliminare il divieto, previsto più precisamente dal primo e dal secondo comma dell’articolo 3 della Legge Merlin, per le prostitute di operare in strutture organizzate. In altre parole, si vorrebbe legalizzare la “professione” dando la facoltà alle “professioniste” di organizzarsi in cooperative, associazioni o simili. Non c’è ancora, però, chiarezza su come regolamentare queste attività, di come modificare la legge in merito.
 
ALLARME BABY PROSTITUTE

Parole di Camilla Buffoli