Premio Sakharov 2016: a vincere due donne yazide ex schiave dell'Isis

Il premio Sakharov 2016 è stato vinto da due donne yazide ex schiave dell’Isis: Nadia Murad Basee e Lamiya Aji Bashar. Il premio è stato loro consegnato a Strasburgo dal presidente Martin Schulz. Le due giovani irachene provengono da Kocho, uno dei villaggi iracheni vicino Sinjar distrutto dalle truppe dell’Isis nell’estate del 2014 e sono state prima rapite e poi seviziate dai miliziani.

Premio Sakharov 2016: a vincere due donne yazide ex schiave dell’Isis

Premio Sakharov 2016: a vincere due donne yazide ex schiave dell’Isis. E’ stato il Parlamento Europeo a Strasburgo ad annunciare i nomi di Nadia Murad Basee e Lamiya Aji Bashar. Le due giovani irachene, la prima 23enne e la seconda 18enne, provengono da Kocho, uno dei villaggi iracheni distrutto dalle truppe dell’Isis nell’estate del 2014. Appartengono alla minoranza yazidi: popolazione di lingua curda fedele allo yazidismo, religione monoteista con tratti esoterici, che i sunniti vogliono convertire all’islamismo e per questo perseguitata e giustiziata.
Insieme ad altre 5mila ragazze, le due donne sono state rapite e ridotte in schiavitù, sottoposte a prolungate sevizie sessuali da parte dei combattenti dell’Isis. Dopo mesi di prigionia e vessazioni di ogni tipo da parte dei miliziani sono riuscite a scappare e adesso sono diventate la voce del loro popolo. Nadia Murad è già ambasciatrice Onu e portavoce delle donne rese schiave dal Califfato.

Premio Sakharov

Il prestigioso riconoscimento va ogni anno, dal 1988, a chi si distingue nella lotta dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Il premio, consegnato a Strasburgo dal Parlamento europeo, fa riferimento alla figura dello scienziato e dissidente sovietico Andrei Sakharov. Tra le personalità insignite di tale riconoscimento spiccano nomi importanti di chi ha lottato a favore dei più deboli, degli indifesi: dal primo, di Nelson Mandela, al Nobel per la pace Malala Yousafzai. Lo scorso anno è stato premiato Raif Badawi, blogger saudita incarcerato e torturato con l’accusa di aver insultato la religione islamica, mentre nel 2014 a vincerlo fu il Dottor Mukwege, che ha fondato un ospedale in Congo per accogliere le donne vittime di violenza.
Le due donne yazide hanno conquistato il premio Sakharov avendo la meglio su altri due candidati finalisti: il giornalista turco Can Dundar, finito in prigione per un’inchiesta “scomoda” e oggi in esilio in Germania, e il leader del movimento dei tartari di Crimea, Mustafa Dzemilev, dissidente sovietico e parlamentare ucraino, noto per le battaglie non-violente.
campo rifugiati Yazidi

Nadia e Lamiya: simbolo della resistenza alle barbarie dell’Isis

Il presidente del Parlamento Martin Schulz ha reso omaggio alla consegna del premio alle due ragazze affermando che “con le violenze subite sulla loro pelle sono un incoraggiamento ed un simbolo per noi a non aver paura dell’Isis e del terrorismo”.

Nadia Murad e Lamiya Aji Bashar sono infatti il grido sordo della sofferenza dei rifugiati di guerra, soprattutto donne e bambini, che ogni giorno vengono rapiti, poi venduti nei mercati e infine seviziati. Sono il simbolo della resistenza alle barbarie dell’Isis perpetrate sulle donne. Un grido difronte al quale il mondo non può essere sordo, per questo il premio alle due yazide è molto importante e simbolico. Adesso, grazie alla risonanza mediatica del premio, Nadia e Lamiya si battono per il riconoscimento del genocidio degli Yazidi.

Parole di Lavinia Sarchi