Piccolo male o epilessia infantile: sintomi, cause e precauzioni nei bambini

Una malattia dell'infanzia che nella maggior parte dei casi scompare dopo l'adolescenza

Piccolo male o epilessia infantile: sintomi, cause e precauzioni nei bambini

Un tipo frequente di crisi epilettiche infantili sono le crisi di assenza, chiamate anche piccolo male. Ma quali sono i sintomi? E quali le cause? Esistono delle precauzioni nei bambini per evitare che insorgano? La scienza medica segnala che ammalarsi di epilessia può accadere ad ogni età, ma se la diagnosi è fatta nei primi mesi di vita del piccolo, si può intervenire in modo tempestivo. Approfondiamo quindi la conoscenza di questo disturbo del sistema nervoso che porta convulsioni dovute a temporanei problemi di comunicazione tra i neuroni.

Quello che viene definito come “piccolo male” è una forma di epilessia che procura crisi brevi e generalizzate, nei bambini in età infantile tra i 3 e i 12 anni. Caratterizzata da stati di breve sospensione dello stato di coscienza e da un improvviso arresto motorio per pochi secondi, il bambino si presenta con lo sguardo fisso e più raramente con la revulsione dei globi oculari, può compiere gesti o pronunciare frasi senza senso, e poi non ricordare nulla dell’accaduto.

Le cause

Le convulsioni da epilessia sono causate da impulsi elettrici anomali dei neuroni, e si assiste quindi ad un’alterata attività elettrica del cervello.
Va detto, per prima cosa che l’epilessia infantile non è l’unica malattia che porta delle convulsioni nei bambini, e soprattutto che non è contagiosa. È un disturbo dell’apparato nervoso che nulla c’entra con particolari problematiche al cervello o alle capacità cognitive e intellettive. L’epilessia può essere scatenata anche da malattie contagiose come la meningite o l’encefalite, da malformazioni del cervello ma anche da traumi da incidente, da tumori al cervello e da malformazioni dei vasi sanguigni.
Diverso è il caso delle crisi isolate provocate dalle convulsioni febbrili, che possono spaventare i genitori perchè simili alle convulsioni dell’epilessia ma che non rientrano in questo ambito

I sintomi

I bambini che presentano i sintomi del piccolo male hanno delle convulsioni che variano moltissimo per gravità, frequenza e durata. Esistono due tipi di crisi epilettiche: la prima è la crisi generalizzata e la seconda è la crisi parziale che colpisce solo una parte del cervello. Ovviamente sono accadimenti che spaventano moltissimo i genitori che devono in tutti i casi tenere al sicuro il piccolo, proteggendo la testa e cercare di posizionarlo lateralmente. Le crisi riferite al piccolo male durano generalmente dai 5 ai 15 secondi, dopo le quali il bambino non ha memoria dell’incidente, e spesso si ripetono varie volte quotidianamente.

La diagnosi

La diagnosi dell’epilessia infantile viene fatta attraverso la registrazione dell’attività celebrale effettuata con un elettroencefalogramma, con cui sarà possibile evidenziare l’anomalia e capire il tipo di crisi, soprattutto esaminando il momento in cui essa si verifica. E’ possibile arrivare ad una diagnosi anche attraverso l’utilizzo della TAC o della Risonanza Magnetica Nucleare, ma siccome in un buon numero dei casi sembra vi sia una predisposizione genetica, sarà utile effettuare anche esami genetici e conoscere se sono presenti familiari sofferenti di crisi epilettiche.

Le cure

In alcune forme di epilessia pediatrica, nella maggior parte dei casi si ha una risoluzione benigna con una guarigione spontanea. E’ il caso del piccolo male, le cui crisi tendono a scomparire alla fine dell’età adolescenziale. In un numero minore di bambini è invece presente la possibilità di avere delle convulsioni tonico-cloniche generalizzate, ossia crisi che perdurano negli anni.
Negli anni fino alla risoluzione è indicata una terapia con l’utilizzo di farmaci antiepilettici per tenere sotto controllo le crisi da assenza tipica, stiamo parlando terapie a base di Etosuccimide, Acido valproico e Lamotrigina.
La posologia di tali farmaci dipende dalla frequenza degli episodi critici, e tale trattamento farmacologico deve essere generalmente protratto fino alla guarigione.

Parole di Anna Franceschi