Perde ai videogiochi, 15enne si decapita con la motosega

Massima cautela degli inquirenti nelle indagini, mentre si percorre anche una seconda pista investigativa che punterebbe dritta a una precisa ipotesi di reato: istigazione al suicidio.

Perde ai videogiochi, 15enne si decapita con la motosega

Orrore per la morte di un 15enne russo, Pavel Matveev, che avrebbe deciso di uccidersi tagliandosi la testa con una motosega. Secondo fonti di stampa locale, il minore non avrebbe retto alla delusione di aver perso ai videogiochi. Una dinamica ancora parzialmente avvolta nel mistero, e non si esclude una seconda pista.

Perde ai videogiochi, 15enne si suicida

Sarebbe questo il sommario perimetro di una tragedia dai contorni non ancora chiari, avvenuta nella regione russa del Tomsk, città di Mogochino.

Protagonista un 15enne, secondo le ricostruzioni in mano agli inquirenti morto suicida dopo aver perso una partita ai videogiochi. Il ragazzino avrebbe preso una motosega trovata nel giardino della sua abitazione e si sarebbe decapitato.

La seconda pista seguita dagli inquirenti

Pavel Matveev viveva con la madre, che lo avrebbe tenuto impegnato regalandogli un videogioco. Grande cautela da parte delle autorità chiamate a investigare sul caso, in merito al quale sarebbe da non escludere anche una seconda pista.

Al momento, infatti, rimarrebbe aperta anche un’altra lettura della vicenda: il gesto estremo del 15enne potrebbe avere un legame con la Blue Whale, sinistro fenomeno diffuso in alcuni ambienti giovanili e nato, secondo quanto finora emerso, proprio in Russia. Per questo motivo, si procede con la massima attenzione, non archiviando l’ipotesi dell’istigazione al suicidio.

Massima attenzione al web

Secondo i media locali, almeno 130 casi di suicidio infantile sarebbero percorsi da un unico fil rouge: l’appartenenza a uno dei presunti gruppi di ‘gioco al massacro’ che starebbero imperversando nel web. Una galassia sommersa di reati contro i minori di cui si occupa attivamente l’unità investigativa sui cybercrimini predisposta dal governo per indagare sul fenomeno.

Attualmente sarebbero circa 1.300 i gruppi online potenzialmente a rischio, in cui confluirebbe un bacino d’utenza stimato di 12mila persone, tra cui migliaia di adolescenti.

Parole di Giovanna Tedde