Parità dei sessi, abolita dalla Costituzione in Tunisia

Brutte notizie dalla Tunisia. L’Assemblea costituente che sta riscrivendo la Costituzione, ha cancellato il principio di parità dei sessi definendo la donna complementare all’uomo.

Parità dei sessi, abolita dalla Costituzione in Tunisia

Sembra che la primavera araba in Tunisia somigli più ad un gelido inverno. La parità dei sessi, principio elementare su cui poggia, o dovrebbe, poggiare, tutto l’edifico democratico di un Paese, così come la perfetta eguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini, è stata “rottamata”. La nuova Costituzione, che è appena stata approvata dall’Assemblea costituente, recita, incredibilmente, che la donna non è “uguale” all’uomo, ma a lui “complementare”. Sapete, quando si leggono notizie di questo tipo, e si è donne tutto sommato privilegiate (anche se tutto, a questo mondo, sembra diventato precario, inclusi quei diritti acquisiti che sembravano poggiare su piatteforme continentali a prova di cataclisma), la prima sensazione che si prova non è di rabbia, ma di rassegnazione.

Cadono le braccia, le gambe diventano molli, il cervello prova una reazione indignata che si spegne in un gorgoglio muto. Quante volte ci capita di provare sensazioni di questo tipo, semplicemente leggendo una notizia sul web, vedendo distrattamente un’immagine al telegiornale, scoprendo per puro caso dell’ennesima violenza feroce, gratuita, assurda e abominevole contro donne e bambine? Allora vorremmo alzarci in piedi e levare il nostro NO, forte e chiaro, invece, ci limitiamo a scrollare le spalle e dire: “che ci si poteva aspettare”?

Come si fa a combattere contro tutte le ingiustizie e le discriminazioni contro le donne di cui ci arriva notizia? Siccome è impossibile, si rimane inerti. E’ più facile, forse fa meno male dentro, se seppelliamo subito l’informazione in un angolo remoto della nostra mente, lasciandola lì ad impolverarsi come un oggetto inutile.

La nuova Costituzione della nuova Tunisia, quella nata all’indomani della cacciata del dittatore Ben Ali (amico dell’Occidente) in quella che è stata la prima ondata di quelle rivolte popolari contro i regimi oppressori del Maghreb finite sotto la comune denominazione di primavera araba, è stata fortemente voluta dai deputati di Enhada (il Partito islamista vincitore delle prime elezioni libere), che dominano il governo tunisino anche grazie ai voti femminili.

Così si trova scritto, nero su bianco: “lo Stato assicura la protezione dei diritti della donna, sotto il principio della complementarità con l’uomo in seno alla famiglia, e in qualità di associata all’uomo nello sviluppo della Patria”. Creature di serie B, come giustamente fa notare Amnesty International che si è subito attivata per promuovere un movimento di opposizione al nuovo testo, anche con la collaborazione dell’Associazione tunisina delle Donne democratiche.

L’Assemblea costituente, accusa Amnesty, persegue il palese obiettivo di: “Sopprimere il principio di uguaglianza dei sessi e rifiuta totalmente i diritti delle donne, inferendo loro un duro colpo alla dignità e alla loro cittadinanza”. In Tunisia, prima della rivoluzione uno dei Paese più “occidentalizzati” del nord Africa, specie nelle città più importanti si stanno organizzando marce e manifestazioni contro l’approvazione della Costituzione che relega la donna in pieno Medioevo, ma che di fatto finisce per offendere anche l’uomo, diciamo il genere umano.

Esiste una possibilità, seppur labile, che la Tunisia riesca a restare lo Stato moderno, laico e democratico che dovrebbe e potrebbe essere. Infatti per essere approvata in via definitiva ed entrare in vigore, questa Costituzione dovrà essere approvata dal Parlamento in seduta plenaria. All’unanimità, insomma. Prima di resettare questa notizia, almeno concediamoci il lusso di sperare che qualcuno (più di uno), quel giorno, rinsavisca.

Parole di Paola Perria