Pap test: come si fa, quando farlo e risultati

Il pap test è una esame ginecologico, utile per prevenire possibili formazioni cancerose del collo dell'utero. L'esame si effettua nel corso di una normale visita ginecologica, in modo da prelevare un campione di muco vaginale per analizzarlo in laboratorio. È un esame a cui tutte le donne dovrebbero sottoporsi, pertanto è bene conoscere come e quando farlo e quali possono essere i risultati.

Pap test: come si fa, quando farlo e risultati

Quando è necessario fare il pap test e come si fa? Quali possono essere i suoi risultati? Il pap test è, insieme alla mammografia, uno degli esami fondamentali di screening per la diagnosi precoce di patologie che possono mettere a repentaglio la salute femminile. Eseguito una volta ogni tre anni, ci consente di scoprire eventuali infezioni che colpiscono l’utero o la cervice, la presenza del Papilloma Virus (Hpv) nelle donne non sottoposte a vaccino, e soprattutto di rilevare lesioni cancerose ancora in stadio precocissimo. Un vero esame salvavita, che tutte le donne in età fertile, dai 20-25 anni in su, dovrebbero eseguire.

Cos’è il pap test

Ideato dal medico Papanicolau, da cui ha preso il nome, il pap test è il miglior sistema diagnostico per scoprire precocemente un’eventuale lesione cancerosa all’utero, anche in fase iniziale. Di solito viene confuso con un altro esame ginecologico, ovvero con lo striscio vaginale, che serve solo per individuare eventuali infezioni.
Il pap test è un test di screening che si effettua anche in donne sane senza alcun segno di possibile malattia, per individuare precocemente tumori del collo dell’utero o alterazioni che col passare degli anni potrebbero diventarlo. La sua introduzione ha contribuito significativamente alla riduzione della mortalità per tumore del collo dell’utero, o della cervice uterina, per cui andrebbe eseguito regolarmente, ogni tre anni.
Il pap test non fa male, semmai si può avvertire un certo fastidio, più che altro legato all’inserimento dello speculum in vagina, ma è talmente veloce che si tratta solo di un leggero dolore temporaneo.

Come si fa?

Il pap test si esegue nello studio del ginecologo, in non più di un quarto d’ora, senza alcuna particolare preparazione. Dopo aver fatto stendere la paziente sul lettino, il medico inserisce delicatamente in vagina un piccolo divaricatore, lo speculum, che permette di esaminare direttamente a occhio nudo il collo dell’utero.
A questo punto, si effettua il prelievo delle cellule della cervice, in due tempi: un primo prelievo consiste nella raccolta dalla parte esterna della cervice mediante una piccola spatola, e il secondo dall’interno della cervice con un apposito spazzolino. Il muco prelevato viene “strisciato” su un vetrino dal ginecologo stesso, e subito inviato al laboratorio di citodiagnostica per l’analisi.

Quando farlo?

In molte regioni italiane, le Asl locali hanno avviato un programma di prevenzione che consente alle donne di sottoporsi ad un pap test gratuito ogni tre anni, dopo l’inizio dell’attività sessuale o comunque a partire dai 25 anni di età. Anche le donne in menopausa devono continuare a sottoporsi al pap test, almeno fino ai 65 anni di età, anche se non hanno più rapporti sessuali.
Per quanto riguarda una donna vergine oltre i 25 anni, si può comunque eseguire il pap test, pur usando uno strumento apposito per dilatare l’apertura vaginale. In tal caso, tuttavia, potrebbe risultare difficile prelevare il campione di muco dal collo dell’utero ed esaminarlo per ottenere un risultato affidabile.
Nonostante il rischio di tumore all’utero sia molto basso in una donna vergine, è pur sempre fondamentale analizzare l’apparato riproduttore femminile e le regioni adiacenti, per il possibile rischio di infezioni da papilloma virus.
Nelle donne in età fertile il pap test si effettua almeno 5 giorni dopo la fine del ciclo o almeno 5 giorni prima della data di inizio. In tutti i casi si consiglia di eseguire il pap test lontano dai rapporti sessuali, almeno due giorni dall’ultimo, e di non effettuare lavande vaginali prima. È anche consigliato astenersi dall’uso di diaframmi, ovuli o altre creme e pomate vaginali nei 3 giorni che precedono l’esame.
Il pap test può essere eseguito in gravidanza senza problemi fino all’ottavo mese. Tuttavia, è bene informare della propria condizione chi esegue l’esame.

Cosa rileva un pap test e come interpretare i suoi risultati?

Il pap test andato a buon fine è detto negativo: questo risultato indica infatti che non sono state rilevate lesioni pre-cancerose, né altre modifiche del tessuto uterino o processi infiammatori in atto, e neanche la presenza del Papilloma Virus. Pertanto, non sono necessarie ulteriori analisi e un ulteriore pap test sarà da rifare dopo altri tre anni.
A volte però, il pap test può risultare positivo, e quindi aver rilevato una o più piccole alterazioni cellulari, evidenziate da infiammazioni senza cellule atipiche, che di solito sono dovute ad una comune infezione della vagina o del collo dell’utero. Se vengono segnalate cellule squamose atipiche, significa che si è in presenza di una semplice infezione virale da debellare con appositi antibiotici.
Al contrario, se nel referto si parla di lesione squamosa intraepiteliale (SIL) vuol dire che vi è la probabilità, da verificare, di un’alterazione pre-cancerosa, ovvero di una lesione che potrebbe dare origine ad un carcinoma dell’utero se non curata subito. Infine, possono essere rilevate cellule che sono già maligne.
Qualora il ginecologo evidenziasse delle alterazioni nei risultati del pap test appena eseguito, il suo consiglio sarà quello di sottoporsi ad un ulteriore esame più approfondito, chiamato colposcopia. Questo permette di osservare, attraverso un microscopio particolare, la parte dell’utero che sporge dalla vagina, per localizzare esattamente le lesioni cancerose e permettere un piccolo prelievo di tessuti attraverso la biopsia.
Tra i limiti del pap test, tuttavia, c’è quello di non essere in grado di individuare i tumori dell’endometrio o di altri organi dell’apparato genitale femminile. Inoltre, è possibile che si verifichino dei falsi negativi, ovvero dei pap test negativi nonostante la presenza di un tumore. Ciò può avvenire comunque soltanto nel 2% delle donne sottoposte allo screening.