Omonimia fatale: medici staccano la spina al paziente sbagliato

L'ospedale ha contattato una donna chiedendole di correre in ospedale per dare il consenso al distacco dei macchinari che tenevano in vita il fratello. Ha accettato, ma era un omonimo e ha inconsapevolmente fatto staccare la spina alla persona sbagliata.

Un assurdo caso scuote New York: la famiglia di un paziente ha fatto causa all’ospedale St. Barnabas di Brooklyn perché i medici lo hanno dato per morto. In realtà, la persona per cui una donna ha dato il consenso al distacco dei macchinari non era suo fratello ma un omonimo.

Gi staccano la spina, ma è il paziente sbagliato

Una banale omonimia si è trasformata in una circostanza tragica per un paziente di 40 anni, Freddy Carence Williams, ricoverato a St. Barbabas di Brooklyn (New York).

I medici hanno chiesto l’autorizzazione al distacco dei macchinari, ma alla sorella di un uomo con lo stesso nome.

L’ospedale ha contattato una donna, Shirell Williams, per informarla che suo fratello era stato ricoverato per una overdose e che era cerebralmente morto. Doveva dare il suo consenso per staccare la spina, così è stato.

Ma quel signor Williams per cui hanno proceduto era un altro paziente, e qui è scattato il fatale equivoco.

Solo a cose fatte si sarebbe capito tutto: “Eravamo convinti fosse lui, era gonfio, pieno di tubi e praticamente irriconoscibile, quindi abbiamo dato il nostro consenso“, ha riferito la sorella alla stampa locale.

A confermare il clamoroso errore è arrivata la notizia che l’omonimo che i medici credevano fratello della Williams è vivo e vegeto, attualmente recluso in una prigione sull’Isola di Rikers.

La famiglia del detenuto ha deciso di denunciare l’accaduto alle autorità: “Per giorni abbiamo pianto Frederik, anche se la gioia di saperlo vivo è immensa. Ma sono cose che non possono capitare“.

Non è trapelato nulla sulla reazione dell’uomo morto per questo sbaglio, e Shirell Williams ha espresso tutto il suo sdegno: “Ho dato il consenso a staccare la spina e ho un gran senso di colpa, ma avevano detto che era mio fratello e che non c’era più nulla da fare“.

Un’indagine interna alla struttura sanitaria è stata avviata per chiarire le responsabilità dell’incredibile episodio.

Parole di Giovanna Tedde